lunedì 4 gennaio 2016

La terra, gli uomini della terra, il folkstudio e il "west"...




Prosegue con grande successo di pubblico  il programma della quindicesima edizione della rassegna Le mani e l’Ascolto promossa dall’associazione culturale Fondo Verri di Lecce, con la quarta serata dedicata a “Cento anni di canzone d’autore in 5 concerti”, la storia della canzone italiana cantata e raccontata da Alessio Lega e dai suoi ospiti.

 
La copertina del libro di Rocco Boccadamo
Martedì 5 gennaio, alle 19.30, l’apertura della serata è dedicata alla scrittura con la
La presentazione e la lettura di alcuni brani del libro di Rocco Boccadamo, “Anita detta Nnita. . Lettere ai giornali e appunti di viaggi”, edito da Spagine.
Una raccolta di racconti che parla di noi. Boccadamo torna nei suoi luoghi fisici e mnestici recando con sé una denuncia velata di sottile ironia. Vi torna con sincera partecipazione emotiva nei confronti di chi ha subìto le vessazioni di un progresso sovente cieco e sordo alle esigenze dell’individuo e della collettività. Il ricordo di Boccadamo corre da Cerano alla sua Marittima: anche qui, la terra ha mutato il suo aspetto e la sua produttività, ma c’è ancora chi raccoglie le olive, chi ne sa aspettare pazientemente la maturazione e crede che quell’olio – sacro alle antiche divinità e oggi, ancora una volta, posto in discussione – costituisca un inarrivabile punto di forza per il Salento. Così i “minuscoli frutti ovali tra il verde e il viola” si alleano con quelli “rossi e dolcissimi” per dipingere di colori e sapori (il sapere – tutto il sapere e non solo quello contadino – non è forse un sapore?) un racconto che, prendendo le mosse dal singolo personaggio, giunge a diventare resoconto corale.
 
Massimo Donno ospite della serata di Alessio Lega e Guido Boldoni
A seguire la musica con Alessio Lega, Guido Boldoni e l’ospite della serata Massimo Donno. “Fra il Folkstudio e il West: percorsi degli anni ’70. Guccini, De Gregori, Gaber, Dalla, Vecchioni”, il titolo del concerto. La canzone degli anni ’60 è di ispirazione francese, negli anni ’70 si impone il modello americano di Bob Dylan e del Rock Progressivo, contaminato con la ballata popolare. Cambiano i costumi, le usanze, i rapporti e la fruizione della musica: grandi palazzetti dello sport gremiti per autori poetici, sensibili, impegnati che non mirano più al singolo successo. Cambia soprattutto il linguaggio delle canzoni, che diventano pagine di un diario collettivo personalissimo e indecifrabile come per l’“ermetico” De Gregori o per le fluviali affabulazioni del cantastorie Guccini. Giorgio Gaber, già fantasista televisivo, coraggiosamente intraprende una strada che sarà ribattezzata “Teatro Canzone”: canzoni/monologhi che sviluppano una feroce critica al pensiero dominante e ai vizi esistenziali degli italiani. Il bolognese Lucio Dalla, attraverso gli album sperimentali scritti col poeta Roberto Roversi, giunge a uno stile originalissimo, modellato sulla sua vocalità, che lo porta ai vertici della produzione pop d’autore. Roberto Vecchioni, il “professore”, è creatore di favole contemporanee, nei suoi testi un sottostrato fortemente letterario si mescola a una vocazione popolare e distesa.