martedì 26 aprile 2022

I fatti veri di Dario Muci al Fondo Verri


 

DARIO MUCI

Fattu veru

Storie di rivolte salentine

 

Una presa di posizione forte e senza compromessi che unisce ricerca sul campo ed impegno sociale, dando vita ad un repertorio tradizionale ed originale, che apre uno “spaccato” sulla condizione dei contadini e operai, vittime oggi come ieri di grandi disparità sociali. Un repertorio rabbioso, a tratti ironico e dolce, che narra gli scenari sociali e politici in cui versa il nostro paese, in particolare il Sud, intrecciato a momenti storici significativi che hanno caratterizzato la vita di milioni di Italiani.

La Resistenza, L’eccidio di Parabita, la tragedia di San Donaci e Le occupazioni delle terre, l’Emigrazione, Il caporalato neritino, il Sud di ieri che somiglia al sud di oggi, immobile, inesorabilmente sempre uguale

 

Dario Muci

Cantante e musicista popolare salentino ma anche Produttore, Editore, Autore. Affianca alla sua attività concertistica anche un’appassionata e profonda ricerca sulle tradizioni orali. Discepolo del barbiere-musicista Luigi Stifani di Nardò “medico delle tarantate”, ha esordito nel mondo della musica popolare nel ‘97 col gruppo Dakkamè. Nel 2000 inizia la sua collaborazione con Officina Zoè e successivamente con Salentorkestra. Con la sua ricerca sulla tradizione, porta alla luce il repertorio polifonico delle “sorelle Gaballo” e un documentario su “Antonio Calsolaro” e la musica delle sale da barba (barberìa) nel Capo di Leuca. Ha preso parte alla realizzazione di diverse colonne sonore sia per film che per documentario. Al suo primo disco “Mandatari” (Anima Mundi 2007) seguono “Centueuna” – Salentorkestra (Anima Mundi 2008), “Canti polivocali del Salento Nardò/Arneo” – Sorelle Gaballo (Kurumuny 2009), “Sulu” (Anima Mundi/ Kurumuny 2011). Nel 2013, con Lupo Editore ha pubblicato “Rutulì – Barberia e canti del Salento”. Nell’aprile del 2016 pubblica per AnimaMundi Barberia e canti del Salento vol.2 dedicato alla musica delle sale da barba con un documentario allegato sul maestro Antonio Calsolaro, ultimo depositario nel Salento dell’antico repertorio di ballabili della Barberia. Ha fatto parte di progetti jazz, world ed elettronica collaborando con Paolo Fresu, Ernst Reijsenger, Raffaele Casarano, Marco Bardoscia, Justin Adams, Julde Camara, Tenores de Orosei, Mirko Signorile. Nel 2018 fonda con Enza Pagliara “Nauna Cantieri Musicali” e pubblica “Marea” e “I canti narrativi a Nardò”, secondo volume dedicato alla polifonia delle Sorellle Gaballo. Nel 2020 insieme ad Enza Pagliara, Emanuele Licci, Roberto Licci e Rina Santoro pubblica “Suddissimo”, l’omaggio a Matteo Salvatore e Adriana Doriani e nel 2021 produce l’album A te sarò per sempre di Miro Durante

 

 

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lunedì 25 aprile 2022

Il Balletto del Sud di Fredy Franzutti per e con Vittorio Bodini

 




Le parole ingombrano. Appaiono “sapute” a volte, invadenti, inopportune. Meglio far pausa dall’eccedenza, dare spazio agli occhi, all’ascolto; cosa meglio della danza allora? Meglio ancora, se la danza, celebra la poesia che alle parole dona libertà. I versi di Vittorio Bodini fanno tutt’uno con la terra, con la malìa salentina, col desiderio del “ritorno”, del rimorso, dello stupore e dello sbigottimento. “La Luna dei Borboni” è un canto dove c’è il sole, il tentativo dell’ombra e gli odori, gli odori, gli odori di uno sperato abbandono. Qui, la ferita della Storia brucia ancora, non c’è scampo e il silenzio non consola, con i grilli e le cicale a rimestare nell’animo. Solo la danza placa, allevia, sana, ma il più delle volte è illusione. Questo ho visto nelle coreografie di Fredy Franzutti.

La notte apre la scena, il respiro di un aria popolare trattenuta nel mantice della fisarmonica disegna la scena di un “Quarto Stato”, un coro-popolo viene avanti, compatto, in un ordine-disordine che libera e ricompone corpi, mani alla testa di galli e di galline, braccia volte al cielo nella speranza d’affidarsi a Dio. Come fare “in tutta questa pianura” dove “l’odore degli agrumi e il vento/ escludono ogni memoria?”. Andare! Cercare un altrove! Tentare il viaggio! Un migrare raccontano i danzatori del Balletto del Sud - un andarsene nel rimanere - consapevoli dell’“incantesimo” che detta le ore, segna il tempo e lo fa eterno.

Irresistibile la bellezza quando si svela nel tentativo dell’amore: il passo a due con la rosa è esemplare. Un corteggiamento tutto scritto nella corsa, nella meraviglia del salto - sfuggire per meglio accogliersi - non è questo il dettato della passione? Del cercarsi?

L’ho visto Bodini nel suo sconfinato cercare, a Sud ogni Sud; sul palco dell’Apollo, solo, con il suo “qui non vorrei vivere dove vivere/ mi tocca, mio paese/ così sgradito da doverti amare”, nel suo continuo accorgersi da poeta della poesia sottesa alla vita, nell’accadere quotidiano dove cose, persone, animali fanno tutt’uno.

Il corpo, nella danza, porta con sé e in sé tutti i corpi presenti all’atto. Così pare quando gli applausi sorgono spontanei dalla platea, trascinati, dal battere dei versi sulle tavole del palcoscenico, dettati dal divenire della luce, e t’accorgi che la fisarmonica parla, dialoga con la tromba, con la tuba tessendo le melodie di una sospensione dove il Barocco s’annulla e ogni finzione torna alla sua origine di tufo, di corpo nel respiro e nell’affanno. Una comunità riconosce, il suo passato (e forse, anche, il suo sperato presente): corpo sociale, politico materia della terra, del cielo, del desiderio e del sogno.

***

Per il Balletto del Sud, in “La luna dei Borboni”, coreografie di Fredy Franzutti. Musiche originali di Rocco Nigro (fisarmonica) e Giuseppe Spedicato (basso tuba e basso elettrico) eseguite dagli autori in scena con Giorgio Distante (Tromba). Disegno luci di Piero Calò. Visto, Domenica 24 aprile '22, al Teatro Apollo di Lecce.

 


mercoledì 20 aprile 2022

Il posto di dio di Loredana De Vitis al Fondo Verri




Giovedì 21 aprile 2022, alle 19.00 al Fondo Verri, l'incontro con Loredana De Vitis.

Lecce, fine anni Ottanta. Per Marta è tempo di cresima e di dubbi esistenziali. Mentre ne parla con la sua amica Lucia durante le prove del coro nella parrocchia di San Paolo, una vecchia statua di Gesù crocifisso perde un piede. È un segno? Marta se lo chiede osservando la giostra di eventi che, da quel momento, comincia il suo giro. Ci salgono le persone che le sono più vicine: la zia Roberta, con cui è cresciuta fin da piccolissima, orfana dei suoi; la vicina di casa Olga, che vorrebbe come madrina, e il marito Giuseppe; il suo ragazzo Riccardo, principale causa di quei dubbi; assieme a una piccola folla di altri personaggi che s’affacciano man mano nella storia. Tra bugie, sotterfugi, confessioni ed epifanie, Marta troverà la strada prima di tutto per non tradire se stessa.

Il romanzo
La storia narrata ne “il posto di dio” è ambientata in una città ispirata a un sud e a una Lecce insoliti, fuori da ogni stereotipo, né turistici né noir, ma popolati da persone normali. Ci vuole un gran coraggio per descrivere la normalità, e l’autrice lo fa con la sua penna pungente e ironica e con la sua voce sempre riconoscibile. “Il posto di dio” coincide con il viaggio esistenziale di Marta, la protagonista, una giovane donna e un avamposto per scoprire con occhi nuovi ambientazioni, dettagli, dinamiche sociali. Attraverso Marta, l’autrice racconta donne che parlano il linguaggio diretto della normalità, nominandola senza finzione: pene, verginità, aborto. E uomini alle prese con le proprie debolezze e pulsioni, nominate senza vergogna: l’inutilità del celibato sacerdotale, il sapore del sesso di una donna. Su tutto e tutti vibra luminosa l’autentica registrazione di ciò che accade ogni giorno sotto i nostri occhi.
Copertina e illustrazioni interne di Fabiola Berton.

martedì 12 aprile 2022

Il romanzo di Andrea Baccassino al Fondo Verri


Fondo Verri - Presidio del libro di Lecce – Stagione 2022
VENTI SEDIE – Laboratori, incontri, presentazioni, dialoghi

Giovedì 14 aprile ’22, alle ore 19.00, al Fondo Verri, la presentazione del romanzo di esordio di Andrea Baccassino, “La caduta dell’Impero Romano” Abac edizioni. Dialoga con l’autore la giornalista Marina Greco (L’edicola del Sud).

Una storia d’amicizia e d’amore. D’amore e d’amicizia. Di formazione e di ciò che alla fine resta. Siamo a Torino (ma non solo), sono gli anni 2000, ma il futuro sembra il passato, un passato che in realtà non è reale, ma fatto di narrazioni fantastiche altomedievali o anticoromane. I protagonisti di questa storia hanno diversi nomi ma ce n’è uno che non ne ha. Perché ognuno di loro è tutti e nessuno. E nelle loro vene scorrono i topos della letteratura, da Cyrano e Rossana all’epopea di Gilgamesh, fino a “Le affinità elettive”. In un linguaggio parolibero che non teme incomprensioni, Andrea Baccassino scrive un romanzo pieno di musica. Perché sembra quasi di sentire, all’apice delle lotte, quel Cuncta stricte discussurus, in un libro che va ascoltato a tutto volume. Con una colonna sonora in cui si avvicendano i Subsonica, Peter Gabriel, Phil Collins, i Pooh ma anche un Baccassino d’antan. Che, come un cartone in cgi, è pure lui un prodotto multimediale.

Andrea Baccassino, classe 1973, salentino, dopo oltre 25 anni di carriera come cabarettista e musicista, Andrea Baccassino torna al suo primo amore, la scrittura, e tira fuori dal cassetto il suo primo romanzo. In passato ha scritto per il teatro e il cinema e ha pubblicato racconti su giornali e riviste locali e su antologie collettive per Il Poligrafo (Padova), Edizioni dell’Iride (Tricase), Besa (Nardò) e altri. Nel 2002 ha curato la traduzione in dialetto salentino di “Le avventure di Pinocchio” di Collodi.

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