mercoledì 24 maggio 2017

La poesia di Comasia Aquaro al Fondo Verri



Sabato 27 maggio, alle 20.00 al Fondo Verri la presentazione della raccolta di poesie “La luce che non muore” di Comasia Aquaro

La copertina del libro di Comasia Aquaro

Scrive di Angela Biancofiore nella prefazione: “Da più di vent’anni seguo la creazione poetica di Comasia Aquaro, sin da La mia lunga sciarpa azzurra fino all’Istante del non tempo, da Vesto il vento a I fiori nei cantieri. Qualcosa è mutato, impercettibilmente, in questi anni e in particolare con questo nuovo libro La luce che non muore. L’io poetico si apre al mondo. I primissimi versi erano pieni del dolore dell’esistere, pian piano la ferita è diventata apertura, come se attraverso questa dolorosa breccia la comunicazione tra gli esseri si è resa possibile.
L’io allargato diventa comunità, il dramma individuale si fonde nel tessuto sociale, e il buio della coscienza viene improvvisamente attraversato dalla luce.
Una luce tutta speciale, non dissimile dalle illuminazioni dantesche del Paradiso, ma che fa pensare anche alle Illuminazioni di Rimbaud dove la natura è animata da forze apocalittiche.
La luce e la parola poetica hanno un punto in comune : la loro natura ondulatoria. Sono frequenze, luminose o acustiche, alle quali  l’autrice attribuisce il massimo interesse ; la materia sonora della parola viene accuratamente plasmata nei versi : « Rubo nubi », « onde e ombre », allitterazioni e assonanze, anafore e ripetizioni creano ritmi che tendono alla circolarità.
« La poesia ha un suono », leggiamo nell’epigrafe del libro, l’autrice non può ignorare la materia stessa della parola poetica, la frequenza, la risonanza, l’onda che ci attraversa quando parliamo, cantiamo e quando proferiamo versi. E’ come un ritorno all’origine stessa del linguaggio e della creazione poetica.


Annatonia Margiotta al Fondo Verri



Giovedì 25 maggio, alle 19.30 al Fondo Verri
la presentazione del libro “Frammenti di vita pendolare
di Annatonia Margiotta, Città futura edizioni.
Dialogherà con l'Autrice, Mauro Marino.
Leggerà alcuni brani del libro, l'attore Simone Franco.



Leggendo Frammenti di vita pendolare” di Annatonia Margiotta, edito da Città Futuraviene in mente un famosissimo esperimento di candid camera realizzato nel 1977 da Nanny Loi sui treni delle Ferrovie dello Stato per la RAI: “Vaggio in seconda classe”. Frutto di quell’esperienza fu il film – sempre firmato da Loy - “Cafè Express”, del 1980, interpretato da uno straordinario Nino Manfredi nei panni di Michele Abbagnano un invalido napoletano che, per bisogno, si improvvisa venditore abusivo di caffè viaggiando clandestinamente sulla tratta ferroviaria notturna Vallo della Lucania – Napoli.
Un lavoratore pendolare come una pendolare è, dal 2009, Annatonia Margiotta autrice di un “blog” di incontri, sensazioni, pensieri compilato giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio. La sua tratta di percorrenza è Lecce - Bari al mattino presto e viceversa nel primo pomeriggio (un bel po’ di chilometri e un bel po’ di ore al giorno) – una pendolare – lo sottolineo perché le piccole storie qui raccolte sono fortemente connotate dalla puntualità e dalla sottigliezza dello sguardo femminile.
“In treno è impossibile restare indifferenti a quanto succede intorno a noi, sarà capitato a tutti di sperimentarlo” scrive l’autrice e mi tornano in mente i tanti viaggi personalmente fatti stipato in corridoi sovraffollati in seconda classe ai tempi dell’Università.
Leggendo incontri l’ubriaco e la ragazza punkabbestia con tatuaggi e rottweiler d’ordinanza; l’arzilla nonnina e l’uomo bisognoso di confidare le sue pene d’amore; lo stalker seriale e lo studente in viaggio verso Urbino e poi i “colleghi”, gli altri pendolari, i compagni di “sventura” nell’avventura quotidiana dell’andare a lavoro. Sono loro i veri protagonisti di un “manuale di sopravvivenza” che certo tornerà utile a chi, da neofita, s’appresta alla carriera dell’andar per treni.
Incontri solo di occhi e incontri di parole, racconti e constatazioni, dialoghi e monologhi tutto si mischia e si confonde. Scritture pubbliche e scritture intime si inseguono. Osservazioni filtrate attraverso gli occhiali della competenza professionale e della passione civile. Incontri e interrogazioni sulle piccole cose e sui destini della varia umanità in viaggio nello spazio ristretto di uno scompartimento e riflessioni sulla vita, sulla politica, sulle difficoltà, sulle gioie, sugli incanti.
Incontri, insomma! Vari e particolari, unici, come uniche sono tutte le persone, sta allo sguardo dell’osservatore trasformare la magnifica ordinarietà di ognuno nello speciale accadimento del racconto. Questo accade nel libro e la transitorietà di un momento è elevata a “fatto”, è trattenuta, è ricordata.
Esempio di condivisione di una comunità viaggiante che organizza l’ordinario quotidiano per renderlo migliore, possibile, gradevole… Bozzetti di viaggio dove paesaggio sono le persone con la nostalgia (e la rabbia) per quelle “che hanno la fortuna di lavorare a pochissimi chilometri o metri da casa e si lamentano di tutto a prescindere. Forse, a queste persone farebbe bene sperimentare per qualche settimana cosa significa essere pendolari a così tanta distanza dal proprio paese”.
Rompere la comodità significa andare al Mondo e il treno è esempio della molteplicità del Mondo, il piccolo e il grande si mescolano e le vite, in quel “non luogo”, divengono indimenticabili, materia essenziale della “cultura del viaggiatore”.
Mauro Marino
#incrocilatitudini




Sulla Turchia

Lo scrittore Yusuf Atilgan


Mercoledì 24 maggio 2017 alle ore 19.30, presso il Fondo Verri,  si terrà un incontro dal titolo “Sulla Turchia. Tradurre Yusuf Atılgan in italiano: i romanzi Hotel Madrepatria e Lo sfaccendato
con la partecipazione di Rosita D’Amora e
Şemsa Gezgin. L’appuntamento rientra nel ciclo di incontri dal titolo ‘Educazione alla cittadinanza attiva’ coordinato dal prof. Franco Aurelio Meschini ed esplorerà la traduzione come strumento di mediazione e attivismo interculturale. 

Cosa si sa in Italia oggi della Turchia? E quanto si conosce la letteratura in lingua turca? In quale modo tradurre la letteratura turca in italiano può contribuire alla conoscenza del ‘turco’ che ha da sempre rappresentato nell’immaginario italiano l’‘altro’ per eccellenza? A questa e altre domande cercheranno di rispondere Rosita D’Amora e Şemsa Gezgin esplorando due classici contemporanei della letteratura turca che insieme hanno recentemente tradotto in italiano: Hotel Madrepatria e Lo sfaccendato dello scrittore Yusuf Atılgan, la cui scrittura, pur ispirandosi a Faulkner, resta tra quelle più intensamente turche del panorama letterario turco degli ultimi anni.
Rosita D’Amora insegna lingua e cultura turca all’Università del Salento, Şemsa Gezgin è tra le più affermate traduttrici turche contemporanee. In italiano, tra gli altri,  ha tradotto Orhan Pamuk, Oğuz Atay, Nedim Gürsel e in turco  Italo Calvino, Cesare Pavese e Umberto Eco.

venerdì 19 maggio 2017

Le donne medievali di Voltastella al Fondo Verri




Domenica 21 maggio 2017, alle 19.30, al Fondo Verri, il concerto di Voltastella in “Douce Dame Jolie", tema della serata è la donna nell’immaginario medievale. L’ensemble - composta da Kairi Kosk, voce; Fabrzio Piepoli voce; Luca Tarantino, liuto - eseguirà musiche di Guillaume Du Fay, Gilles Binchois e Bartolino da Padova.
Voltastella ha un nome di pietra e un cuore di musica. il progetto si ispira alla forma architettonica per eccellenza del Salento per ricreare un repertorio che, come la volta, ha radici profonde nel gotico e attraverso il Rinascimento continua a vivere fino ai nostri giorni.
L'amore cortese ha dato vita a moltissime composizioni ispirate alla figura femminile. Nel suo programma musicale l'ensemble ha scelto coppie di brani del 300 e del 400 che descrivono il gentil sesso da punti di vista differenti: l'amata crudele e quella felice, l'innamorata malinconica e la donna guerriera, la bella distante e la Vergine Maria.

L’immagine è di Sonia Q.


venerdì 12 maggio 2017

Una serata dedicata a Sergio Spina al FV




“Dialogando con Sergio Spina
Un testimone del secolo breve
A cura di Massimo Melillo
Da un’intervista video raccolta da Giuliano Capani

Lunedì 15 maggio, alle 19.30 al Fondo Verri, “Dialogando con Sergio Spina, un testimone del secolo breve” a cura di Massimo Melillo da un’intervista video raccolta da Giuliano Capani.

Sergio Spina, milanese di nascita e romano d’adozione, non ha mai dimenticato le sue radici salentine. Regista tra i più innovativi della Rai sin dall’inizio della programmazione nei primissimi anni Cinquanta del secolo scorso, Sergio ha percorso la sua intensa esperienza professionale senza mai rinunciare agli ideali comunisti, rimasti un punto fermo fino alla sua scomparsa avvenuta a Roma il 19 gennaio 2017 all’età di 89 anni.

Magistrale fu la sua regia di “Mixer” e di tanti altri programmi televisivi, compresi alcuni documentari. È stato anche scrittore, sceneggiatore e docente al Dams dell’Università di Lecce con i suoi amici Gino Santoro e Rina Durante con i quali ha condiviso un lungo tratto della sua vicenda umana e politica.
In questa intervista, filmata tempo fa da Giuliano Capani, Sergio Spina racconta a Massimo Melillo i passaggi più significativi che hanno segnato le passioni della sua vita.