sabato 15 luglio 2017

"Mani" di Adriana Polo al FV



Giovedì 13 luglio, alle 21.30 è stato presentato al Fondo Verri
 “Mani”, cd di esordio della cantautrice Adriana Polo 
pubblicato da Workin’ Label per la distribuzione I.R.D.
 
Adriana Polo

Mani è una raccolta di brani scritti negli anni che racchiude le fasi importanti della vita di Adriana.Ogni canzone segna un passaggio, una transizione. Adriana scrive quando le emozioni sono “a caldo” e non ancora definite, quando è nel vivo del cambiamento, come se volesse fermare in musica le impressioni, trasformandolein visioni, immaginipiù palpabili e comprensibili.
Salentina d’origine, ha vissuto diversi anni a Bologna, tra vita universitaria e lavoro, si è successivamente trasferita a San Francisco dove ha iniziato a scrivere canzoni ispirate dai percorsi e dalle scelte intraprese. Dopo due anni e mezzo rientra al suo sud, a Lecce. Inizia a rivivere la sua terra, ad assaporarla, riscoprendosi diversa e lasciandosi stupire dagli odori e dai sapori, indossando sempre lenti diverse, per non lasciarsi sfuggire i dettagli. Scrive con l’intento di coinvolgere l’ascoltatore con tutti i sensi, incluso il tatto, da cui il titolo MANI, che diventa parola chiave presente in ogni brano del disco. Il viaggio e il cambiamento sono gli anelli che legano insieme le canzoni, ispirate dal piacere dell’andare ma anche del tornare e del sapersi soffermare in un luogo. Nelle sue canzoni si diverte a cambiare punto di vista e prospettiva sulle cose per recuperare i dettagli, per essere presente e rivedere e assaporare la magia delle esperienze vissute. La lingua dei testi è anch’essa in movimento, alternando agilmente il dialetto salentino all’italiano. Hanno collaborato alle registrazioni: Laura Francaviglia, chitarra e basso, anche arrangiatrice delle canzoni e Stefania Polo, voce dei cori e autrice del testo di Veste Ianca.

La musica di Voltastella



Mercoledì 12 luglio, si è tenuto - dopo una residenza di cinque giorni - al Fondo Verri il concerto "Centauro" di Voltastella.

La vita nelle corti italiane del Trecento. La capacità dei trovatori di improvvisare la musica sulla poesia. Il racconto che rallegra la vita e solleva lo spirito. La poetica contemporanea di un mondo immaginario o forse solo perduto.
Voltastella ha l’ardire di unire due epoche storiche molto lontane tra loro, ma unite dalla magia della parola e dalla catarsi della musica. Vi presentano dunque degli estratti dal racconto Centauro del Premio Nobel per la Letteratura José Saramago alternati a musiche polifoniche dell’Ars Nova Italiana di autori come Jacopo da Bologna, Francesco Landini, Nicolò da Perugia e molti altri.
Voltastella è un ensemble formatosi a Lecce nel 2015 che lavora specificamente con il repertorio medioevale. Per questa serata, nella formazione con Kairi Kosk (voce e direzione), Matteo Magna (salterio, percussioni e voce) e Teodora Tommasi (arpa, flauti e voce). Le musiche sono state trascritte da Kairi Kosk dai Codici originali del XIV secolo.

L'autrice dell'immagine è Giulia Landonio (www.giulialandonio.com) e autore della locandina è Marco Nastasia di Macete Creative Company (https://www.facebook.com/marco.nastasia.1)

La poesia di Alfonso Guida



Domenica 9 luglio 2017 al Fondo Verri si è tenuta la presentazione di Luogo del sigillo (Fallone Editore, Giugno 2017) a cura di Carla Saracino.


Alfonso Guida

Luogo del sigillo, libro cardine dell’esperienza poetica di Alfonso Guida, è una vera e propria discesa agli inferi, paragonabile a Il Battello ebbro di Rimbaud, per il temperamento poetico disperato eppure controllato, e alla collezione dei morti dell’Antologia di Spoon River, per la sequenza dei ritratti umanissimi e tragici delle persone conosciute nell’ospedale psichiatrico.
Luogo del sigillo si legge quasi come un romanzo, eppure è un compendio di poesia altissima.
Alfonso Guida (1973) vive a San Mauro Forte. Legato alle figure di Beppe Salvia, Dario Bellezza, Amelia Rosselli e Paul Celan, suoi testi sono apparsi, tra le altre, sulle riviste Poesia e Forum Italicum. Premi: Dario Bellezza per l’opera prima con la raccolta Il sogno, la follia, l’altra morte (1998); Montale con la plaquette Le spoglie divise [15 stanze per Rocco Scotellaro] (2002). Pubblicazioni: per i tipi di Poiesis Il dono dell’occhio (2011) e Irpinia (2012); Ad ogni passo del sempre (Aragno, 2013); L’acqua al cervello è una foglia (LietoColle, 2014); Poesie per Tiziana (Il Ponte del Sale, 2015).
Varie le plaquette: Via CrucisNote di terapiaNous ne sommes pas les derniers.
La Fallone Editore è una casa editrice indipendente fondata nella primavera del 2017, pugliese per tassonomie geografiche, e radicata nella storia e nella cultura millenarie di questa terra, ma proiettata su una linea d’azione nazionale, sia per la distribuzione del prodotto editoriale che per l’eterogeneità degli autori che intende pubblicare.
Tra i segmenti di suo interesse, non solo prosa e poesia, pilastri della Letteratura, ma anche saggistica, letteratura per l’infanzia, scienze ermetiche e pubblicazioni a carattere vario, che spaziano dalla cinotecnica alla musicologia, passando per le arti figurative, la culinaria, la fumettistica e la botanica (per maggiori dettagli si rimanda al progetto editoriale).
Se è vero, come forse è vero, che ‘il talento fa quello che vuole e il genio quello che può’ [C.B.], una casa editrice non può che essere una fucina, luogo in cui si forgia e si è forgiati al fuoco sacro del talento – che è dono di nascita e perciò divino – aristocraticamente elitario e perciò antidemocratico – indimostrabile, se non nell’evidenza di sé, e perciò innegabile.
Se è vero, come certamente è vero, che un libro non è soltanto un oggetto, per quanto bello possa essere, ma ‘è anche un luogo oscuro di sfoghi e di rimozioni, dove si combatte un duello senza pietà, con la sola scelta di guarire o morire’ [G. Bufalino], la scrittura è un attraversamento di sé, un disvelamento delle ombre che richiede coraggio: chiede passi fermi e sguardo alto.
In questi passi, i primi, in questo sguardo alto come il cuore, nasce la Fallone Editore.

Terra e Fili al Fondo Verri


E' stato presentato venerdì 30 giugno, dalle 18.30, al Fondo Verri
“Tutti giù per terra. Terra e fili”
a cura delle artiste Francesca Greco e Ida Chiatante

Francesca Greco


Venerdì 30 giugno, dalle 18.30, al Fondo Verri, si è tenuto l’appuntamento con “Tutti giù per terra. Terra e fili” a cura delle artiste Francesca Greco e Ida Chiatante. Un attraversamento, in forma aperta e laboratoriale, di una ricerca poetica che procede per contaminazione e scava nelle tracce umane più antiche all’interno di un confronto serrato con l’elemento “terra” intesa, largamente, come culla spirituale e ancestrale in un dipanarsi costante di torrenti tematici quali: la morte, il desiderio e la rigenerazione.

La serata proposta ha un carattere conviviale di condivisione e procede con la presentazione di due libri autoprodotti: Sartorie e Mangiatori di fili di Ida Chiatante e Mi è cara la terra di Francesca Greco.

L’incontro si sviluppa nel confronto e nella commistione delle differenti estetiche delle due artiste, i cui fili si intrecciano per tessere una trama comune e sperimentale di ricerca anche attraverso un’ azione partecipante da parte del pubblico. Il filo che conduce è quello del Punto Lento, pratica poetico-meditativa che Ida Chiatante ha elaborato partendo da questa tecnica sartoriale: quella di un punto che non cuce, che unisce per poi dividere e scucire. Ciò che si propone è di sedersi attorno ad un cerchio con un ago e un filo, fermandosi, donando il proprio racconto o i propri silenzi. L’artista arriva così alla definizione di una filosofia di vita legata allo stare fermi, all’importanza di lasciare andare, di allentare la vita e dilatarla. La ripetizione del gesto manuale del Punto Lento può portare, punto dopo punto, ad un cambio di traiettoria e allo schiudersi di sentieri interiori. Si tracciano così nella delicatezza nuove forme di resistenza artistica e comunitaria in un tempo sociale in conflitto e in moritura.

Per l’occasione si presenterà la prima traccia video-sperimentale legata alle azioni di Tutti giù per terra a cui si lega un momento performativo con il reading poetico-sonoro Parlami mentre nasci, nascitura a cura di Francesca Greco e del musicista Mino Notaristefano, inventore e creatore dei suoi stessi strumenti musicali. Il reading intreccia il verso poetico all’esecuzione di canti provenienti da diverse tradizioni popolari del Mediterraneo presentandosi come intimo continuum sonoro che vede alternarsi gestualità e sonorità rituali, parole e silenzi musicali.

La poesia di Martalò al FV



Giovedì 29 giugno, alle 19.30, al Fondo Verri,
è stata presentata la raccolta di versi
“L’elefante e la cristalliera”
di Gianluca Martalò
edito dal Magazzino di Poesia di Spagine.


Gianluca Martalò è nato a Conselve (Padova) il 4 aprile del 1978. Vive a Galatone. Ha pubblicato per la casa editrice Il filo (Roma) la collana poetica "Fortuna di uno scellerato". Alcune sue poesie sono apparse ne "L'incantiere" e nella rivista “A Levante”.

Quella con la poesia “non è stata una scelta – per Gianluca Martalò – “ma un casuale incontro. Così si racconta l’autore: “Ho scritto la mia prima poesia a sei anni perché mi era stata richiesta come compito scolastico. Il tema era "Il treno" da me amato fin da piccolo. La prima vera poesia è venuta però a sedici anni colpevole una infatuazione giovanile e parlava già di un favoleggiato universo femminile. Scritta di getto, scoprì dopo che era piena di metafore e altri stratagemmi poetici di cui credevo di non avere conoscenza. Capì che forse valeva la pena scrivere, visto che usciva la poesia tutta piena di accorgimenti stilistici che io credevo allora di essere del tutto inconsci. Quindi non si decide di farsi poeti ma lo si scopre scrivendo. La poesia nasce nello scrittore per suo tarlo personale, necessità, ma è diretta a tutti. Un testo è carico di senso solo in funzione del senso che ci mette chi legge. Il poeta dunque scrive e dice quello che i lettori vedono di sé stessi nello scritto. Questo, più o meno, lo diceva Eco qualche anno fa (nel 60) e credo sia  particolarmente vero. Poesia come "opera aperta" quindi. La poesia, qualsiasi poesia, è di proprietà dell'umanità intera.