martedì 21 gennaio 2020

Una riflessione su Ernesto De Martino al Fondo Verri






Giovedì 23 gennaio 2020, al Fondo Verri, dalle 18.00

La presentazione del libro “Inquietudine dell’insolito ingestibile, riflessioni su parapsicologia, esistenza e apocalisse in Ernesto de Martino” di Francesco Clemente [Magenes editore, Milano]

Modera l’incontro Antonio Basile, docente di antropologia culturale presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce e direttore del museo etnografico “Alfredo Majorano” di Taranto.
Intervengono: Eugenio Imbriani, docente di Antropologia culturale e di storia delle tradizioni popolari presso il Dipartimento   di Storia, Società e Studi sull`uomo dell’Università degli studi di Lecce e l’autore Francesco Clemente, docente di Filosofia e Storia, presso il liceo “Aristosseno” di Taranto.

La lettura del pensiero di Ernesto De Martino proposta nel saggio di Francesco Clemete gravita attorno a un nucleo problematico fondamentale: la possibilità di argomentare sulla dimensione dell'ingestibile, ovvero della possibilità di uscire dalle maglie ingabbianti di ciò che Heidegger ha definito 'Gestellung', il potere incasellante della Tecnica, della sua vocazione all'onnipotenza gestionale. L'indagine di Ernesto De Martino, infatti, appare segnata da una particolare dialettica interna: da un lato, è evidente la dichiarata esigenza di affrontare la questione etnologica senza abbracciare posizioni irrazionalistiche, bensì affidandosi a una prospettiva storicistica e umanistica aperta al contributo investigativo interdisciplinare; dall'altro, la constatazione epistemologica maturata dallo stesso De Martino dell'irriducibilità in termini di razionalismo scientista e storicista della fenomenologia paranormale e della presenza intesa come 'stare al mondo' e della stessa dimensione magica. In ultima analisi, il saggio prende le mosse proprio dalla definitiva inspiegabilità di quel 'Iato oscuro', che pure gli intendimenti epistemologici di De Martino avrebbero voluto chiarire una volta per tutte, suggerendo così tre piste ermeneutiche: la rimeditazione degli interessi iniziali dell'antropologo napoletano per il paranormale; la riconsiderazione della sua teoria dell'esistenza così come sembra emergere dalle pagine de II mondo magico; lo sviluppo delle suggestioni provenienti dalla sua ultima opera, “La fine del mondo”, lette in un'ottica di confronto con il pensiero di Spengler e Jünger. Infine, l'autore di questa ricerca si è ritagliato uno spazio di riflessione sulla Tecnica e sul Sacro nel panorama contemporaneo a partire da alcune intuizioni demartiniane.