sabato 4 gennaio 2020

Irene Leo e Marco Poeta al Fondo Verri



“Le Mani e l’Ascolto” XIX edizione

Rassegna di incontri con il pianoforte tra parole e suoni al Fondo Verri 

Sabato 4 gennaio, sul palchetto del Fondo Verri, in via Santa Maria del Paradiso 8, a Lecce, dalle 19.30, per la rassegna Le Mani e l’Ascolto, i versi di Irene Ester Leoraccolti in “Fuoco bianco” edito da Capire edizioni e, a seguire, il concerto “Binario tre. Storie dalla Grecìa Salentina” con il chitarrista Marco Poetaaccompagnato da Claudio Mangialardial contrabbasso e dalle percussioni di Roberto Chiga.

Scrive Davide Rondoni presentando “Fuoco bianco” di Irene Ester Leo: “Ecco una voce che deve arrivare al candore, al fuoco bianco, al candi­do. Ci arriva per violenza e trattenimento, per fuga ed eccedenza e per misura. Arrivare deve alla luce che, lo sappiamo, arde nel Salento inte­riore e in quello manifesto di una terra e di una poetessa che in quella accensione si interpretano a vicenda. La voce di Irene Ester Leo, esage­rata, ovvero eccedente l’azione propria che ci si attende dalla poesia e dunque, proprio per questo, poesia che provoca e chiama, si è da subito qualificata come potente e infera. 
Nutrita da vaste linfe dell’arte della parola, dai grandi del Novecento (che compaiono in citazioni di apertura) fino alla conterranea Claudia Rugge­ri, la voce di Irene Ester dà conto di una situazione limite, sofferta eppur cercata, come luogo dove il mondo «non accade due volte/ se ci sono i tuoi occhi». Il suo tendere a una fusione con gli elementi della natura, sospinta dalle varie esperienze, dalle diverse vie dell’amore, nutrito pari­menti da furori e malinconie, non è dunque un panismo, e nemmeno un facile estetismo. Lo segna un senso di creaturalità, dovuto anche all’espe­rienza della maternità, una ricerca dell’Origine, di quel fuoco bianco che si fa uno con la rosa, come vide Thomas Stearns Eliot. E proprio questo nome di poeta, pur così lontano dalle sensibilità di una poesia mediterra­nea, greca, da finibus terrae, suggerisce l’ampiezza della sfida della Leo, di una poesia che nasce ma non resta più nel Novecento”.

Irene Ester Leo, 1980, laureata in Storia dell’arte, critico d’arte e lettera­rio. Ha pubblicato: Canto Blues alla deriva, Besa, 2007; Sudapest, Besa, 2009; Io innalzo fiammiferi, con prefazione di Antonella Anedda, Lieto­colle, 2010 (Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata 2010, primo classificato); Una terra che nessuno ha mai detto, prefazione di Andrea Leone, Ed. della Sera, 2010; Cielo, prefazione di Davide Rondo­ni, La Vita Felice, 2012 (Secondo classificato Premio Laurentum 2012).  I suoi versi sono stati tradotti in lingua spagnola, per l’America Latina, e in inglese su riviste internazionali.

Marco Poetanasce nel 1957 a Recanati, nelle Marche, cittadina che diede i natali al tenore Beniamino Gigli e al grande poeta Giacomo Leopardi. Inizia a suonare la fisarmonica all’età di 4 anni e la chitarra a 5 (quest’ultima sarà strumento che non lascerà mai più),  il tutto da totale autodidatta perché tutt’oggi non conosce e tanto meno legge l’ortografia musicale. Trascorre l’adolescenza musicale nelle balere;nella prima metà degli anni ’70 erano molto in voga. Suona in svariati night club proponendo sin da allora generi musicali particolarmente interessanti, interpretando con chitarra classica e voce la canzone napoletana antica, la bossa nova, autori come Bruno Martino e un po’ di Fado strumentale. A 20 anni il suo rapporto con la bossa nova si intensificaDi lì a breve si dedica interamente a questo genere musicale, specializzandosi chitarristicamente nello stile di Baden Powell e vocalmente alla maniera di Joao Gilberto. A quei tempi fu un pioniere, poiché in Italia la bossa nova era un genere decisamente poco conosciuto.

Si ringrazia MERICO Pianoforti, Cantina BONSEGNA NardòCAROLI Hotels