martedì 21 gennaio 2020

Palazzo, Astremo, Zanghi, tre poeti al Fondo Verri


Tre serate di poesia al Fondo Verri, 
venerdì 24 con Luigi Palazzo, "Non raccontarmi il cielo", Manni
sabato 25 con Rossano Astremo, "Hai fatto burrasca", Collettiva ed.ni indipendenti
domenica 26 con Daniele Zanghi, "Lo scarto della retina", Fallone editore





Venerdì 24 gennaio 2020, dalle 19.00
la presentazione della raccolta di versi “Non raccontarmi il cielo” di Luigi Palazzo, Manni.
Nella serata gli interventi musicali di Enzo Fina.

“Il fiore della poesia di Luigi Palazzo – scrive Salvatore Cosentino – sboccia sul terreno intellettuale e morale. È espressione vivente di umanità. La sua filosofia, mai disgiunta da un'anima pulsante, è metodo di umanizzazione. La sua rima è linfa per il pensiero. La raccolta, nella sua tripartizione, disegna una mente che mentre vive pensa e mentre pensa crea. L'autore pennella impressioni che uniscono filosofia e poesia, intese come autentiche espressioni del mondo del sensibile, e anche dell'insensibile. Per un canto della vita che si fa anche canto della morte. Mai disgiunta dai sentimenti, però. Si fanno poesia i pensieri, proiettati in tutte le direzioni possibili, soprattutto verso quelle più ricche di senso e di valore. Il senso della speranza, che non fa smettere “di guardare la luna e parlarci / anche quando scappa”; il valore della dignità, che ha “sguardo fermo, occhi onesti / il respiro affannoso di chi sta combattendo col mondo e sta vincendo, nonostante tutto”.


 






Sabato 25 gennaio 2020, alle 19.00
la presentazione della raccolta di versi “Hai fatto burrasca”
di Rossano Astremo, Collettiva edizioni indipendenti.
Dialogano con l'autore Mauro Marino, Osvaldo Piliego, Simona Cleopazzo.

La raccolta poetica, “Hai fatto burrasca”, non è un discorso amoroso consapevole, come potrebbe esserlo una lettera dal passato alla donna amata, ma una precisa, urgentissima, richiesta di senso e memoria, all’interno di un’inquieta partita a scacchi, spostata in difesa. Attoniti lascia l’amore quando il tempo passa e calpesta, ma la poesia può consegnare quell’amore ancora intatto e ancora furente al lettore, perché partecipi alla sua attribuzione del senso. In questa desiderata, necessaria condivisione di senso ed esperienza, la raccolta di Rossano Astremo si allinea allo spirito del progetto di Collettiva. La poesia di Astremo dice del cuore e del corpo ciò che il cuore e il corpo non sanno; lo fa in un tempo tutto interiore, che non è passato e non è futuro, né misura soggettiva, né misura oggettiva. Dice di un amore che sempre è, con i suoi arredi, i suoi metalli, le sue briciole organiche; dice di una burrasca che continua a ruggire, dialogando con tutta l’altra poesia, con tutti gli altri poeti. Grazie ad una lingua bollente, che è insieme ospitale e acuminata, il poeta qui non è il fingitore, non mima il suo dolore, ma gli dà fuoco e lo guarda ardere lentamente. Quel fuoco, prendendo la via della parola, fa gran luce. In una sola bellissima fiammata, l’ultima, l’Io innamorato disperde nell’aria la sua disperata chimica organica e lessicale, concedendo il miracolo del Tu e del Noi.
Rossano Astremo, nato nel 1979. È pugliese, ma vive a Roma dal 2007. Ha pubblicato 10 libri, tra cui due sillogi poetiche, “Corpo poetico irrisolto” (Besa Editrice, 2003), con prefazione di Mario Desiati, e “L’incanto delle macerie” (Icaro, 2007), introdotto da Flavio Santi.

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Domenica 26 Gennaio 2020, alle 19.00
La presentazione della plaquette “Lo scarto della retina” opera prima di Daniele Zanghi.
La presentazione sarà condotta da Michelangelo Zizzi.

Daniele Zanghi esordisce con una plaquette di 12 poesie che si presenta già convincente, organizzata e coesa, per centralità del tema, compostezza della lingua, glaciazione dell’immagine e invenzione mitopoietica.
“Lo scarto della retina” è, infatti, poema anacronistico, nel quale l’immagine messa a fuoco appartiene a un tempo in dissolvenza, meditativo e filosofico, e la riflessione concettuale si fa visione plastica, nitidamente antimodernista.
In bilico tra assenza e presenza, la parola si fa strumento ermeneutico nell’elaborazione di una memoria epicizzata; la vista mette a fuoco sul colpo di luce, sul tratto impercettibile della percezione nostalgica di ciò che non saprà tornare eppure sarà sempre identico a sé.

Daniele Zanghi (Roma, 1995), dopo essersi diplomato presso il Liceo francese Chateaubriand, ha conseguito nel 2016 una doppia laurea in Scienze politiche e in Filosofia a Parigi e nel 2018 una doppia laurea magistrale tra Roma e Jena.  Ha pubblicato due raccolte di riflessioni di natura filosofico-letteraria: “Lo zibaldone del pessimismo e della reazione” (Il Cerchio, 2017) e “Contengo Moltitudini” (Solfanelli, 2019). In poesia Lo scarto della retina è la sua opera prima.  

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