sabato 11 aprile 2020

Per #iorestoacasa VERRI Antonio Leonardo, uno spettacolo di scrittura



VERRI Antonio Leonardo // Spettacolo di scrittura
Quello che #radioFondoVerri vi propone per #iorestoacasa è uno “Spettacolo di scrittura”, quella di Antonio Leonardo Verri interpretata dalle voci di Simone Giorgino e di Piero Rapanà e dai suoni di Claudio Prima e Fabrizio Piepoli. I brani letti a voce alta sono tratti da “Il pane sotto la neve” (1983) nell’edizione curata per Kurumuny da Maurizio Nocera (2003), da “Antonio Galateo – Fabbricante d’Armonia” edito da Erreci Edizioni nel 1985,
Le musiche che ascolterete sono “Marie Merci”, “Ferma Zitella” cantata da Claudio Prima e “Snoshti Minav Niz Kozhuv Planina” cantata da Fabrizio Piepoli tratte dall’album di Tabulè “Marie merci” del 2003 e “Favole” cantata da Maria Mazzotta tratta da “Penelope” disco degli Adria del 2010.

https://soundcloud.com/user-388325014/verri-antonio-leonardo-uno-spettacolo-di-scrittura-traccia-1

Piccola storia di Antonio Leonardo Verri

Ehi, guarda! C'è una 126 blu, una scatoletta che porta in giro un gigante, su e giù per il Salento, per cose di Cultura. Una faccenda di "affaccenda-menti", cultura militante, pura, emotiva, istintiva; per niente accademica! Per niente proprio, perché Antonio Leonardo Verri - il poeta nato a Caprarica di Lecce il 22 febbraio del 1949, figlio della terra, di mamma Filomena e di papà Raffaele - non s'era voluto laureare, tanto era preso dalle parole...
«Che il tempo è poco», si diceva, «è inutile sprecarlo per il "titolo", meglio mettere le mani al fare». E via ad "affaccendar menti", a dar da fare, progetti di fogli, di riviste, di libri sempre più azzardati...
Osare, osare solo così si poteva tentare di dare visibilità alla "stupenda generazione" che Verri, il poeta, da poeta, percepì e costruì negli anni Ottanta, memore di quegli altri che prima, per tutto il Novecento, s'erano dati da fare per dare lustro, dignità e forma al Salento, alla sua identità culturale. L'esempio massimo Antonio Leonardo Verri lo trovava in Girolamo Comi, il barone di Lucugnano, che, giù giù, a Finibus Terrae, nel 1948, dopo essere stato a Parigi, a Milano, a Roma, diede vita, con una bella compagine di sodali, all'Accademia Salentina, una comunità letteraria, un cenacolo, un convivio che si mise a pensare a come la cultura, il far rivista, L'Albero, si chiamava quella che s'inventarono, poteva muovere e far più ricca l'identità salentina. Così fece Verri con il suo Pensionante de’Saraceni , negli anni Ottanta, partendo da via Milite Ignoto, a Caprarica. Pensate, nella terra del "mamma li turchi", dei Martiri d'Otranto, Verri, s'era fatto, "Pensionate de' Saraceni" colui che accoglie lo straniero, il diverso, il nemico... il saraceno, il turco... E via su e giù per il Salento con la scatoletta blu... A concertare sogni! Ah quei sogni... Premonizioni proprio, veggenze... Quante nella sua scrittura... Poeta, da poeta, vedeva chiaro, e ciò che scriveva diventava realtà, o faceva in modo che lo diventasse... "Fate fogli di poesia poeti", recita il suo manifesto, prendetevi un teatro per farci dentro una rivista, amate i poeti beoni… ah il suo Edoardo, il suo Salvatore Toma, quanta passione, quanta cura per le loro disperate vite! Poi, venne un sabato, e le sua grida... E fu subito domenica, una domenica di pianto, per molti che da tutta la puglia giunsero qui, orfani del fabbricante d’armonia… Chissà se quel grido ha avuto il tempo di concertarlo, volando, con la scatoletta blu come un proiettile incontro alla morte, era il 9 maggio 1993.
Un aristocratico è un contadino, Comi e Verri, innamorati della propria terra, senza se e senza ma, a lavoro per dar lustro a una cultura antica di millenni, aperta al mare. Come la prora d'una nave Verri s’immaginava il Salento, la Nave Castro, che imbarca generi diversi, lingue, esperienze creative andando incontro all'altro, coinvolgendolo nell'avventura del Fare.

Mauro Marino