Il 16 giugno alla 19.30 al Fondo Verri e Il 17 giugno, alle 19.30 alle Officine Ergot
A
cura di “Afrikinos”
Afrikinos torna a Lecce per promuovere due serate di incontri, dibattiti e
cineforum in collaborazione con l'associazione Gus - Gruppo Umana Solidarietà.
L'occasione è il 16 giugno per la Giornata del Bambino Africano, istituita
dall’Unione Africana in ricordo di Hector Pieterson, un bambino di 12 anni che
il 16 giugno 1976 a Soweto, Sud Africa, fu ucciso in piazza mentre manifestava
contro il governo dell’apartheid. Quel giorno di giugno Hector e tantissimi
altri studenti stavano manifestando contro la legge che imponeva nelle scuole
il maggior utilizzo di inglese e della lingua dei boeri (Afrikans) a discapito
delle lingue indigene. In strada scoppiarono scontri tra polizia e manifestanti
e Hector rimase ucciso dagli spari della polizia. Il corpo del bambino fu
raccolto dal diciottenne Mbuyisa Makhubo, la scena fu immortalata in uno scatto
del fotografo Sam Nzima che divenne un simbolo della lotta all’apartheid. La
rivolta di Soweto, portò alla morte di 500 giovani studenti e ad oltre 1.000
feriti.
Gli incontri
promossi a Lecce, dalla piattaforma interattiva Afrikinos, il 16 giugno alla
19.30 al Fondo Verri e il 17 giugno, alle 19.30 alle Officine Ergot, saranno
l'occasione per fare un bilancio della situazione del bambino africano nel
mondo, 40 anni dopo Soweto.
Afrikinos
vuole attivare con le sue iniziative una "finestra" sull’Africa
ripercorrendone la storia dagli anni 50 ad oggi attraverso le immagini dei
registi del continente, dall’Independenza all’immigrazione massiva verso
l’Europa, passando per la guerra fredda e il processo di democratizzazione. Il
progetto si propone di far conoscere il continente africano, i suoi popoli e le
sue culture nella loro diversità.
"Proveremo
ad analizzare assieme agli ospiti le difficoltà e i sogni dei ragazzi africani,
- scrivono da Afrikinos - i problemi incontrati sul continente, durante la
migrazione e una vota fuori dal continente. Cosa vuol dire nascere in un mondo
post-coloniale in cui "tradizione" e "modernità" si fanno
la guerra? Come nasce la fascinazione per l'Europa? Quale è il valore della
tradizione nella costruzione identitaria e nei processi di integrazione?"