Venerdì 15
gennaio, alle 18.30 la presentazione del libro
"Stupro
etnico e rimozione di genere. Le vittime invisibili", edizioni Altravista
dell'antropologa
Simona Meriano.
La copertina del libro di Simona Meriano |
Il testo
affronta il tema della violenza di genere e nello specifico l'utilizzo dello
stupro come arma nel conflitto dei Balcani, aprendo interrogativi sull'identità
etnica, tematica di grande attualità.
Perché è così difficile per una donna denunciare
la violenza sessuale e ottenere giustizia? Uno sguardo antropologico alla
violenza di genere. Un percorso che analizza gli intrecci di significati che lo
stupro etnico racchiude e il senso della sua gravità relazionato ad un sistema
culturale che affonda le radici nella cultura globale, fallocentrica e
maschilista. Lo stupro è un’ arma di sopraffazione, un comportamento carico di
ambivalenza in cui si fondono pulsioni aggressive e sentimenti di
attrazione, in cui si esprime la lotta tra identità e alterità. È la
manifestazione rituale di due entità rigide, indiscutibili, non negoziabili come
l’identità etnica e l’identità di genere. Lo stupro visto come stupro etnico,
perché nell’etnicità va ricercata l’origine della violenza di genere. Dalla
guerra di Bosnia Erzegovina, durante la quale molte donne sono state stuprate
in nome della pulizia etnica, all’analisi dello stupro come violenza
etnica di genere sino all’indagine della memoria, per un testo che propone al
lettore gli spunti per interpretare un fenomeno culturale che comporta la
rimozione delle storie di stupro e la rimozione delle persone fisiche
rendendole progressivamente invisibili.
Simona
Meriano, nata a Torino nel 1970, è laureata in antropologia ed è impegnata
da oltre 20 anni in progetti di empowerment femminile e di contrasto alla
violenza, occupandosi in particolare di problematiche relative alla salute,
alla migrazione e alla tutela dei diritti delle donne e dei bambini. Socia
fondatrice dell’Associazione TAMPEP Torino nel 2001, è stata responsabile
dell’accoglienza e dei programmi di protezione sociale per le vittime della
tratta e si è dedicata alla formazione di operatori socio-sanitari, mediatori
interculturali, personale di polizia. Attualmente vive e lavora a Bali, in
Indonesia.