Prosegue con
grande successo di pubblico il programma della quindicesima edizione della rassegna Le
mani e l’Ascolto promossa dall’associazione culturale Fondo Verri di Lecce, con
la quarta serata dedicata a “Cento anni di canzone
d’autore in 5 concerti”, la storia della canzone italiana cantata e raccontata da
Alessio Lega e dai suoi ospiti.
Martedì 5
gennaio, alle 19.30, l’apertura della serata è dedicata alla scrittura con la
La presentazione e la lettura di
alcuni brani del libro di Rocco Boccadamo, “Anita detta Nnita. . Lettere ai giornali e appunti di viaggi”, edito da Spagine.
Una
raccolta di racconti che parla di noi. Boccadamo
torna nei suoi luoghi fisici e mnestici recando con sé una denuncia velata di
sottile ironia. Vi torna con sincera partecipazione emotiva nei confronti di
chi ha subìto le vessazioni di un progresso sovente cieco e sordo alle esigenze
dell’individuo e della collettività. Il ricordo di Boccadamo corre da Cerano
alla sua Marittima: anche qui, la terra ha mutato il suo aspetto e la sua
produttività, ma c’è ancora chi raccoglie le olive, chi ne sa aspettare
pazientemente la maturazione e crede che quell’olio – sacro alle antiche
divinità e oggi, ancora una volta, posto in discussione – costituisca un
inarrivabile punto di forza per il Salento. Così i “minuscoli frutti ovali tra
il verde e il viola” si alleano con quelli “rossi e dolcissimi” per dipingere
di colori e sapori (il sapere – tutto il sapere e non solo quello contadino –
non è forse un sapore?) un racconto che, prendendo le mosse dal singolo
personaggio, giunge a diventare resoconto corale.
A
seguire la musica con Alessio Lega, Guido Boldoni e l’ospite della serata Massimo
Donno. “Fra il Folkstudio e il West:
percorsi degli anni ’70. Guccini, De
Gregori, Gaber, Dalla, Vecchioni”, il titolo del concerto. La canzone degli
anni ’60 è di ispirazione francese, negli anni ’70 si impone il modello
americano di Bob Dylan e del Rock Progressivo, contaminato con la ballata popolare.
Cambiano i costumi, le usanze, i rapporti e la fruizione della musica: grandi
palazzetti dello sport gremiti per autori poetici, sensibili, impegnati che non
mirano più al singolo successo. Cambia soprattutto il linguaggio delle canzoni,
che diventano pagine di un diario collettivo personalissimo e indecifrabile
come per l’“ermetico” De Gregori o per le fluviali affabulazioni del
cantastorie Guccini. Giorgio Gaber, già fantasista televisivo, coraggiosamente
intraprende una strada che sarà ribattezzata “Teatro Canzone”:
canzoni/monologhi che sviluppano una feroce critica al pensiero dominante e ai
vizi esistenziali degli italiani. Il bolognese Lucio Dalla, attraverso gli
album sperimentali scritti col poeta Roberto Roversi, giunge a uno stile originalissimo,
modellato sulla sua vocalità, che lo porta ai vertici della produzione pop
d’autore. Roberto Vecchioni, il “professore”, è creatore di favole
contemporanee, nei suoi testi un sottostrato fortemente letterario si mescola a
una vocazione popolare e distesa.