Continua il programma della quindicesima edizione della rassegna Le
mani e l’Ascolto promossa dall’associazione culturale Fondo Verri di Lecce, con
la terza serata dedicata a “Cento anni di canzone
d’autore in 5 concerti”, la storia della canzone italiana cantata e raccontata da
Alessio Lega e dai suoi ospiti.
Lunedì 4
gennaio, alle 19.30, l’apertura della serata è dedicata alla scrittura con Antonella Screti e il suo libro "Storia
della Raidha e la chiesetta" edito da Musicaos ed. Il racconto ci ricorda
che il mondo in cui viviamo non è fatto solo di materia e che esistono diversi
mondi invisibili ai nostri occhi e agli altri nostri sensi, oggettivamente
limitati. Sono mondi pregni di presenze, inclusa la nostra, in cui gli
accadimenti e le tracce di ciò che resta hanno regole proprie, che è saggio
conoscere per ricordarne l’esistenza e le relative manifestazioni. Un invito al
lettore a riscoprire l’unità tra corpo e spirito, in quella zona di equilibrio
in cui si manifestano le forze della natura.
Danza, gesto, musica, pittura,
sono linguaggi che ci aiutano ad avvicinare l’inavvicinabile, tentare di
esprimere l’ineffabile e, nello stesso tempo, intraprendere un cammino di
conoscenza. È così che in un percorso dall’ombra alla luce, riaffiora una
vicenda del passato, la voce dell’autrice diviene “Maga’, “Mescia’, e ci
consegna un quadro di speranza, ambientato in un Salento che diventa luogo
privilegiato per la riscoperta del sé. Le illustrazioni del testo sono
realizzate dall’artista Patrizia Elia.
A
seguire la musica in scena, per la terza tappa della maratona di ascolti, Alessio Lega e Guido Boldoni con Dario Muci.
“Arrivano i cantautori: da Genova a de André, Lauzi, Tenco, Bindi. Omaggio
a Fabrizio de André” il titolo della serata.
Primi anni ’60, il “Boom economico”, l’Italia
diventa benestante e la cultura non è più appannaggio di pochi. Proprio in
questo periodo però si diffondono fermenti esistenziali e sociali che chiedono
alla canzone di non essere più solo ritmo ed evasione. Le parole sono
importanti e vanno ascoltate. Nasce il termine “cantautore” che designa una
nuova generazione di autori-interpreti che sviluppano nelle loro canzoni una
poetica personale che si accorda alla loro voce. In questa prima fase la città
di Genova è il punto di partenza di Umberto Bindi, Bruno Lauzi e Luigi Tenco.
Proprio il suicidio di quest’ultimo al festival di Sanremo del ’67 apre
drammaticamente il tema del contrasto insanabile fra canzone poetica e canzone
commerciale.
La parte più consistente di questo concerto è
dedicata al genio di Fabrizio De André - un altro genovese - che riadattando i
modelli della canzone francese fa compiere uno straordinario balzo in avanti
alla musica italiana. In quasi 40 anni di attività, quest’artista pervaso da
un’inquietudine insaziabile e da un’ansia di costante rinnovamento, resta sulla cresta dell’onda,
senza apparire in televisione e nei festival nazional-popolari. A quasi tre
lustri dalla sua scomparsa, è il punto di riferimento condiviso dei cantautori
italiani di tutte le generazioni.