Venerdì 11 dicembre, dalle 19.00, al Fondo Verri
“Omaggio a Ernesto De Martino”
Nella serata interventi di Luigi Chiriatti, Maurizio
Nocera e Federico Capone.
Letture di Piero G. Rapanà
Venerdì 11
dicembre, dalle 19.00, al Fondo Verri, “Omaggio a Ernesto De Martino” una
serata dedicata al grande etnologo italiano con gli interventi di Maurizio
Nocera, Luigi Chiriatti e Federico Capone, Piero G. Rapanà leggerà brani da
“Vita di Gennaro Esposito napoletano. Appunti per una biografia di Ernesto de
Martino” a cura di Luigi Chiriatti, dove a raccontare la vita di de Martino è
la compagna Vittoria e da “Lettere di contadini lucani alla Camera del lavoro
1950 – 1951” editi da Kurumuny.
Quanto deve la
cultura italiana a Ernesto de Martino? Quanto la ricerca etnografica? Quanto
anche la politica e la sinistra italiana che a lui, funzionario di partito,
delegò la conoscenza delle ancora sconosciute classi popolari meridionali
all’indomani del dopoguerra?
Una personalità complessa quella
di de Martino, storico
delle religioni ed etnologo meridionalista italiano nato a Napoli nel 1908 e scomparso a Roma nel 1965, cinquant’anni fa.
A
lui si devono alcune innovative ricerche nel Meridione basate sull'osservazione
partecipante e sul lavoro di équipe interdisciplinari. A noi salentini cara è “La terra del rimorso” ricerca pubblicata
nel 1961, opera in cui de Martino “sistema” la fenomenologia del Tarantismo.
* * *
“Allievo dello
storico Adolfo Omodeo, de Martino fu professore di storia delle religioni
nell'università di Cagliari. La sua interpretazione storicista delle
manifestazioni religiose, basata su di una formazione filosofica di diretta
derivazione crociana, è in netta opposizione alle varie teorie di matrice
funzionalista ritenute viziate da un'impostazione naturalistica. De Martino
cercò con le sue riflessioni e con la sua ricerca di avviare una
"storiografia delle società inferiori", che permettesse un
approfondimento della conoscenza della civiltà moderna mediante il confronto
con quelle tradizionali. Egli individua il prodursi del sacro nel superamento
dei "momenti critici dell'esistenza", ovvero delle crisi in cui,
specie per quel che riguarda il mondo etnologico, è minacciata la presenza
stessa (intesa come centro operativo del pensare e dell'agire umani). Tale
superamento viene operato mediante l'iterazione rituale di un modello mitico
originario, che sottrae quei momenti alla loro storicità. Coniugando la
tradizione storicista con istanze di matrice etico-sociale marxista, l'opera di
De Martino costituisce una sintesi affatto originale nell'etnologia italiana,
che ha ispirato e continua a ispirare numerosi studiosi nei campi limitrofi
della demologia, dell'etnomusicologia e dello studio della religiosità popolare”
(Fonte Enciclopedia Treccani).
Altre sue opere: Naturalismo
e storicismo nell'etnologia (1941); Il mondo
magico. Prolegomeni a una storia del magismo (1948);
Morte e pianto rituale nel mondo antico (1958); Sud
e magia (1959); Furore simbolo valore (1962); La fine del mondo. Contributo all'analisi
delle apocalissi culturali (post., 1977).