“Le Mani e l’Ascolto” XIX edizione
Rassegna di incontri con il pianoforte tra parole e suoni al Fondo Verri
Sabato 4 gennaio, sul palchetto del Fondo Verri, in via Santa Maria del Paradiso 8, a Lecce, dalle 19.30, per la rassegna Le Mani e l’Ascolto, i versi di Irene Ester Leoraccolti in “Fuoco bianco” edito da Capire edizioni e, a seguire, il concerto “Binario tre. Storie dalla Grecìa Salentina” con il chitarrista Marco Poetaaccompagnato da Claudio Mangialardial contrabbasso e dalle percussioni di Roberto Chiga.
Scrive Davide Rondoni presentando “Fuoco bianco” di Irene Ester Leo: “Ecco una voce che deve arrivare al candore, al fuoco bianco, al candido. Ci arriva per violenza e trattenimento, per fuga ed eccedenza e per misura. Arrivare deve alla luce che, lo sappiamo, arde nel Salento interiore e in quello manifesto di una terra e di una poetessa che in quella accensione si interpretano a vicenda. La voce di Irene Ester Leo, esagerata, ovvero eccedente l’azione propria che ci si attende dalla poesia e dunque, proprio per questo, poesia che provoca e chiama, si è da subito qualificata come potente e infera.
Nutrita da vaste linfe dell’arte della parola, dai grandi del Novecento (che compaiono in citazioni di apertura) fino alla conterranea Claudia Ruggeri, la voce di Irene Ester dà conto di una situazione limite, sofferta eppur cercata, come luogo dove il mondo «non accade due volte/ se ci sono i tuoi occhi». Il suo tendere a una fusione con gli elementi della natura, sospinta dalle varie esperienze, dalle diverse vie dell’amore, nutrito parimenti da furori e malinconie, non è dunque un panismo, e nemmeno un facile estetismo. Lo segna un senso di creaturalità, dovuto anche all’esperienza della maternità, una ricerca dell’Origine, di quel fuoco bianco che si fa uno con la rosa, come vide Thomas Stearns Eliot. E proprio questo nome di poeta, pur così lontano dalle sensibilità di una poesia mediterranea, greca, da finibus terrae, suggerisce l’ampiezza della sfida della Leo, di una poesia che nasce ma non resta più nel Novecento”.
Irene Ester Leo, 1980, laureata in Storia dell’arte, critico d’arte e letterario. Ha pubblicato: Canto Blues alla deriva, Besa, 2007; Sudapest, Besa, 2009; Io innalzo fiammiferi, con prefazione di Antonella Anedda, Lietocolle, 2010 (Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata 2010, primo classificato); Una terra che nessuno ha mai detto, prefazione di Andrea Leone, Ed. della Sera, 2010; Cielo, prefazione di Davide Rondoni, La Vita Felice, 2012 (Secondo classificato Premio Laurentum 2012). I suoi versi sono stati tradotti in lingua spagnola, per l’America Latina, e in inglese su riviste internazionali.
Marco Poetanasce nel 1957 a Recanati, nelle Marche, cittadina che diede i natali al tenore Beniamino Gigli e al grande poeta Giacomo Leopardi. Inizia a suonare la fisarmonica all’età di 4 anni e la chitarra a 5 (quest’ultima sarà strumento che non lascerà mai più), il tutto da totale autodidatta perché tutt’oggi non conosce e tanto meno legge l’ortografia musicale. Trascorre l’adolescenza musicale nelle balere;nella prima metà degli anni ’70 erano molto in voga. Suona in svariati night club proponendo sin da allora generi musicali particolarmente interessanti, interpretando con chitarra classica e voce la canzone napoletana antica, la bossa nova, autori come Bruno Martino e un po’ di Fado strumentale. A 20 anni il suo rapporto con la bossa nova si intensifica. Di lì a breve si dedica interamente a questo genere musicale, specializzandosi chitarristicamente nello stile di Baden Powell e vocalmente alla maniera di Joao Gilberto. A quei tempi fu un pioniere, poiché in Italia la bossa nova era un genere decisamente poco conosciuto.
Si ringrazia MERICO Pianoforti, Cantina BONSEGNA Nardò, CAROLI Hotels