mercoledì 29 gennaio 2020

Giovanni Piero Paladini al Fondo Verri




Prima nazionale per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
del nuovo libro rivelazione
di Giovanni Piero Paladini dal titolo
“ … e adesso tutto cambia”

30 gennaio 2020 ore 18,30
Fondo Verri di Lecce in via Santa Maria del Paradiso 8
Dialogheranno con l’autore la giornalista
Ada Donno e il Prof. Luigi Perrone
Coordina Raimondo Rodia
 
La copertina del libro edito da I Quaderni del Bardo
Prima nazionale per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno del nuovo libro rivelazione di Giovanni Piero Paladini dal titolo “ … e adesso tutto cambia” . La presentazione del volume è prevista il 30 gennaio 2020 ore 18,30 al Fondo Verri di Lecce in via Santa Maria del Paradiso 8. Dialogheranno con l’autore la giornalista Ada Donno e il Prof. Luigi Perrone. Coordina Raimondo Rodia
La splendida e sensuale Rosetta incontra Mansoor, un affascinante musulmano iraniano, e se ne innamora perdutamente. Lo scontro culturale è sempre, drammaticamente, dietro l'angolo, tra religione, ipocrisie e ... ossessioni sessuali dalla forza inimmaginabile
I due motivi per cui l’autore ha scritto questo romanzo (dalla sua nota introduttiva al lettore) – “nel romanzo vengono affrontate tematiche di non facile trattazione. Il rapporto coniugale nel matrimonio islamico, inquadrato nel più complesso rapporto uomo/donna nell’islam, già pesantemente condizionato da presunti principi religiosi, frutto di ignoranza dei più e fonte di potere dell’élite, che si consuma nel privato e specialmente all’interno della famiglia, assume, quasi sempre, proporzioni drammatiche nei cosiddetti matrimoni misti, quelli cioè celebrati tra coniugi di diverse religioni o addirittura tra un uomo religioso (nel nostro caso musulmano) e un’atea. Ciò che si consuma giornalmente in queste famiglie a danno delle donne, nella completa (inconsapevole?) indifferenza della collettività è inaccettabile in una società come la nostra che si vanta di essere paladina di libertà e di difesa dei più elementari diritti delle donne. La storia raccontata (tra l’altro vera per la gran parte) perciò, potrebbe sembrare derivante da pregiudizi religiosi e culturali (tesi molto difficile da sostenere visto che chi scrive si è convertito all’islam da più di cinque anni), ma è frutto di esperienza diretta e profonda conoscenza delle dinamiche sociali in essere nei Paesi di origine dell’islam. Il contrasto netto tra quanto affermato nel Corano, a proposito di tali rapporti, e quanto concretamente praticato, emerge evidente nella narrazione la necessità di denuncia netta al fine di eliminare ogni alibi per comportamenti che nulla hanno di religioso ma che attengono esclusivamente a situazioni di sottocultura e ignoranza o, peggio, a precisa e inaccettabile volontà maschilista di tenere in uno stato di sottomissione la donna. Tutti siamo sottomessi, uomini e donne nella stessa misura, ma solo a Dio, e mai è giustificata nel Corano la sottomissione di un essere umano ad altro essere umano in quanto di fronte a Dio siamo tutti uguali. La seconda ragione consiste nella circostanza in cui affonda la penna, nelle problematiche trattate senza alcun velo e ipocrisia. I fatti vengono narrati per quelli che sono, crudi, violenti e drammatici, perché provochino in chi legge il giusto sdegno per lo schifo che ogni giorno ci viene propinato (la storia raccontata è solo una infinitesima parte del tutto), adombrato da neolegittimità inesistenti, nella totale e generale indifferenza, figlia di un materialismo imperante che tutto riconduce a oggetti e merci e nulla più concede all’anima, alla complessa interiorità e intimità umana e alle emozioni personali che la massificazione in atto pretende di chiudere in recinti e modelli predeterminati, imposti attraverso i moderni, micidiali, tecnologici strumenti di comunicazione di massa. Anche la sessualità, elemento determinate in tutta la storia, viene trattata per quella che è realmente, ancora una volta, senza ipocrisia. La protagonista della vicenda è proprio così, così si è raccontata… chi ero io per raccontarla in maniera differente, per negare emozioni, sentimenti e passioni che, nel contesto drammatico della narrazione, hanno una loro collocazione ben precisa, non fine a se stessa, chiarificatrice e determinante nello svilupparsi del rapporto con un coniuge che non accetta, e non per ragioni religiose, il diritto di essere libera per come si è realmente?

martedì 28 gennaio 2020

Il poetry slam al Fondo Verri.


Mercoledì 29 gennaio 2020, dalle 20.00
il poetry slam al Fondo Verri.

Simone Savogin



Il Poetry Slam targato LIPS - Lega Italiana Poetry Slam sbarca al Fondo Verri, in via Santa Maria del Paradiso, 8, a Lecce, il 29 gennaio 2020, come nuova tappa pugliese del campionato nazionale LIPS - Lega Italiana Poetry Slam 2020-2021! Ospite della serata Simone Savogin, per tre volte campione italiano di Poetry Slam, autore di una raccolta di una nuova raccolta di versi, “Scriverò finchè avrò voce”(pubblicata da tre60, con le illustrazioni di Martina Dirce Carcano).
Una sfida di poesia orale, otto voci, volti diversi della stessa arte. Tre minuti per affidare il proprio messaggio alle orecchie del pubblico che ne decreterà il migliore, non il vincitore, perché a vincere è sempre e solo la poesia! MC (Maestro di Cerimonia) della serata sarà Simone Savogin, tre volte campione italiano di Poetry Slam e finalista a Italia's Got Talent 2019.
Cos’è un Poetry Slam?
Il Poetry Slam è una gara in cui i poeti si sfidano in pubblico leggendo/recitando/performando i propri versi in turni da 3 minuti, durante i quali è possibile performare uno o più testi. L’MC reciterà all’apertura della serata un suo testo (il sacrifice), per permettere al pubblico di capire il meccanismo della gara.
Dopo una prima manche "di riscaldamento" in cui i poeti performano senza essere votati, inizia la gara vera e propria: ogni performance sarà quindi giudicata, con punteggi da 1 a 10, da una giuria popolare composta da 5 giurati estratti a sorte la sera stessa. I 3 poeti che avranno avuto il punteggio più alto si sfideranno nella manche finale. Il vincitore dello Slam accederà di diritto alle fasi finali regionali Area Sud del Campionato LIPS 2019-2020.

domenica 26 gennaio 2020

La grecìa dei carbonari







Sarakostì di Salvatore Tommasi è un romanzo di formazione. Racconta di Angelo, giovane quattordicenne di Calimera e della sua formazione lavorativa, sentimentale e politica. La vicenda si svolge su più registri. Il contesto è la Grecìa salentina durante il periodo fascista. I protagonisti sono un gruppo di carbonai che trascorrono il periodo della Quaresima (il termine grìco del periodo antecedente la Pasqua, dà il titolo al romanzo) nella macchia tra i paesi della Grecìa salentina ed Avetrana per costruire carbonaie servendosi di alberi idonei alla produzione del carbone,  combustibile, fino a poco tempo fa, principale per gli usi domestici.

Un aspetto centrale del romanzo – scrive in una recensione Cosimo Giannuzzi - è l’aspetto ergologico, ovvero la ricerca etnologica sulla cultura materiale che si evidenzia nella descrizione delle fasi dell’attività lavorativa nella produzione del carbone. La descrizione di Tommasi di questo processo tecnologico è minuziosa, sembrerebbe pedante se non si avesse in mente il bisogno che egli ha di documentare un lavoro ormai completamente scomparso. Anche di fronte ad un tema specialistico la scrittura conserva lo stesso stile letterario del racconto dei dialoghi e dei vissuti.

Salvatore Tommasi è nato a Calimera (Le) nel 1950. Laureato in Filosofia ed in Lingue e letterature straniere, dopo un’esperienza di ricercatore presso l’Università statale di Mosca, ha insegnato Filosofia e Scienze del’educazione nei Licei Pedagogici. Ha pubblicato ricerche sul recupero e valorizzazione del griko e della cultura greco-salentina e libri di poesie. Ricordiamo in particolare: Le mie bandiere (Ed. Firenze Libri 1988); Katalisti o Kosmo: lingua, tradizione e folklore nella Grecìa salentina (Ed. Ghetonia, Calimera 1996); Per la stessa Casa Editrice nel 1998 i due volumi Io’ mìa forà…Fiabe e racconti della Grecìa Salentina, dai quaderni di Vito Domenico Paliumbo(1883-1912); Ha collaborato con Cosimo Giannuzzi ne “Il Labirinto metrico di Oronzo Pasquale Macrì” con il saggio Il labirinto metrico: Trascrizione e Traduzione (Congedo  Editore 2004); Alia loja (Ghetonia, 2009).

https://viaggiareinpuglia.it/evento/57513/it

sabato 25 gennaio 2020

L'olocausto di Rom, Sinti e Camminanti


Per la Giornata della Memoria 2020, il Fondo Verri, con l'Associazione Presidi del Libro e il Polo Biblio Museale di Lecce ricorda l'olocausto di Rom, Sinti e Camminanti con il recital "Il Circo capovolto" ispirato dall'omonimo romanzo di Milena Magnani edito da Kurumuny. 



L'appuntamento, lunedì 27 gennaio 2020, dalle ore 19.00, negli spazi del Museo Sigismondo Castromediano (Viale Gallipoli, 28, Lecce).

Con l’autrice, la voce di Piero G. Rapanà, l’organetto diatonico di Donatello Pisanello e le clownerie di di Cristina Rosafio e Jacopo Rollo.


“Il circo capovolto” è un romanzo che attraverso la storia di Branko, discendente di una famiglia di circensi ungheresi, ci racconta un olocausto “dimenticato” che è l’olocausto rom e di tante famiglie dello spettacolo viaggiante. Attraverso due storie parallele ma strettamente intrecciate, quella di Branko e quella di suo nonno, il capo circo Nap Apò, si dipanano le vicende di due generazioni di rom, la prima è finita nei campi di sterminio mentre la successiva è finita nei campi rom alle periferie delle grandi città in mezzo agli scarti della globalizzazione.
È un canto che parte dall’Ungheria, da quella Budapest invernale dove Branko, poeta e sognatore, è cresciuto guardando passare l’acqua lenta della Duna, svolgendo il mestiere umile di montatore di impalcature, un percorso di vita normale dentro al quale, solo a un certo punto, gli viene offerta dal padre Sándor l’opportunità di aprire uno spiraglio su una memoria rimossa, e di ritrovare le tracce di quel piccolo patrimonio di famiglia, il Kék Circusz, che lungo il suo percorso assoldava artisti pieni di talento e pareva carico di promessa prima di scomparire ad Auschwitz Birkenau ed essere scaraventato nell’oblio della memoria.
Un passato che riemerge imprevedibilmente e porta Branko a cercare in un vecchio fienile dieci scatoloni che contengono i materiali del circo di famiglia nascosti dal nonno prima di tentare la fuga fallimentare che lo avrebbe portato inesorabilmente al campo di sterminio.
È con quei dieci scatoloni che Branko lascia la sua vita regolare a Budapest e approda in un campo baracche alla periferia di una grande città europea dove trova come interlocutori un gruppo di bambini rom insieme ai quali tenta di ricostruire la trama di un discorso interrotto e, insieme a quel discorso, cerca di ritrasmettere la passione per quell’arte circense che sonnecchia muta nel suo cuore.
Il recital
Attraverso l’interpretazione attoriale di Piero Giovanni Rapanà verranno letti 4 passaggi suggestivi attraverso cui si sviluppa la vicenda di Branko l’ungherese il quale riesce ad incantare un gruppo di bambini rom e a renderli partecipi di un passato difficile, un passato che lui riesce a raccontare grazie alla sua capacità incantatrice e visionaria, una capacità che affascina i bambini e oltre a riuscire a trasmettere loro un passato difficile da accettare li porta anche a maturare un bisogno di riscatto e rivalsa sociale. La lettura sarà accompagnata e inframmezzata dall’organetto diatonico di Donatello Pisanello con un repertorio che, per suggestione ed evocazione, ricostruirà le atmosfere della tradizione rom, contrappunto ideale per una cornice sonora di alto coinvolgimento e dalle clownerie di Cristina Rosafio e Jacopo Rollo.

 



https://viaggiareinpuglia.it/evento/57505/it

martedì 21 gennaio 2020

Palazzo, Astremo, Zanghi, tre poeti al Fondo Verri


Tre serate di poesia al Fondo Verri, 
venerdì 24 con Luigi Palazzo, "Non raccontarmi il cielo", Manni
sabato 25 con Rossano Astremo, "Hai fatto burrasca", Collettiva ed.ni indipendenti
domenica 26 con Daniele Zanghi, "Lo scarto della retina", Fallone editore





Venerdì 24 gennaio 2020, dalle 19.00
la presentazione della raccolta di versi “Non raccontarmi il cielo” di Luigi Palazzo, Manni.
Nella serata gli interventi musicali di Enzo Fina.

“Il fiore della poesia di Luigi Palazzo – scrive Salvatore Cosentino – sboccia sul terreno intellettuale e morale. È espressione vivente di umanità. La sua filosofia, mai disgiunta da un'anima pulsante, è metodo di umanizzazione. La sua rima è linfa per il pensiero. La raccolta, nella sua tripartizione, disegna una mente che mentre vive pensa e mentre pensa crea. L'autore pennella impressioni che uniscono filosofia e poesia, intese come autentiche espressioni del mondo del sensibile, e anche dell'insensibile. Per un canto della vita che si fa anche canto della morte. Mai disgiunta dai sentimenti, però. Si fanno poesia i pensieri, proiettati in tutte le direzioni possibili, soprattutto verso quelle più ricche di senso e di valore. Il senso della speranza, che non fa smettere “di guardare la luna e parlarci / anche quando scappa”; il valore della dignità, che ha “sguardo fermo, occhi onesti / il respiro affannoso di chi sta combattendo col mondo e sta vincendo, nonostante tutto”.


 






Sabato 25 gennaio 2020, alle 19.00
la presentazione della raccolta di versi “Hai fatto burrasca”
di Rossano Astremo, Collettiva edizioni indipendenti.
Dialogano con l'autore Mauro Marino, Osvaldo Piliego, Simona Cleopazzo.

La raccolta poetica, “Hai fatto burrasca”, non è un discorso amoroso consapevole, come potrebbe esserlo una lettera dal passato alla donna amata, ma una precisa, urgentissima, richiesta di senso e memoria, all’interno di un’inquieta partita a scacchi, spostata in difesa. Attoniti lascia l’amore quando il tempo passa e calpesta, ma la poesia può consegnare quell’amore ancora intatto e ancora furente al lettore, perché partecipi alla sua attribuzione del senso. In questa desiderata, necessaria condivisione di senso ed esperienza, la raccolta di Rossano Astremo si allinea allo spirito del progetto di Collettiva. La poesia di Astremo dice del cuore e del corpo ciò che il cuore e il corpo non sanno; lo fa in un tempo tutto interiore, che non è passato e non è futuro, né misura soggettiva, né misura oggettiva. Dice di un amore che sempre è, con i suoi arredi, i suoi metalli, le sue briciole organiche; dice di una burrasca che continua a ruggire, dialogando con tutta l’altra poesia, con tutti gli altri poeti. Grazie ad una lingua bollente, che è insieme ospitale e acuminata, il poeta qui non è il fingitore, non mima il suo dolore, ma gli dà fuoco e lo guarda ardere lentamente. Quel fuoco, prendendo la via della parola, fa gran luce. In una sola bellissima fiammata, l’ultima, l’Io innamorato disperde nell’aria la sua disperata chimica organica e lessicale, concedendo il miracolo del Tu e del Noi.
Rossano Astremo, nato nel 1979. È pugliese, ma vive a Roma dal 2007. Ha pubblicato 10 libri, tra cui due sillogi poetiche, “Corpo poetico irrisolto” (Besa Editrice, 2003), con prefazione di Mario Desiati, e “L’incanto delle macerie” (Icaro, 2007), introdotto da Flavio Santi.

https://viaggiareinpuglia.it/evento/57483/it




Domenica 26 Gennaio 2020, alle 19.00
La presentazione della plaquette “Lo scarto della retina” opera prima di Daniele Zanghi.
La presentazione sarà condotta da Michelangelo Zizzi.

Daniele Zanghi esordisce con una plaquette di 12 poesie che si presenta già convincente, organizzata e coesa, per centralità del tema, compostezza della lingua, glaciazione dell’immagine e invenzione mitopoietica.
“Lo scarto della retina” è, infatti, poema anacronistico, nel quale l’immagine messa a fuoco appartiene a un tempo in dissolvenza, meditativo e filosofico, e la riflessione concettuale si fa visione plastica, nitidamente antimodernista.
In bilico tra assenza e presenza, la parola si fa strumento ermeneutico nell’elaborazione di una memoria epicizzata; la vista mette a fuoco sul colpo di luce, sul tratto impercettibile della percezione nostalgica di ciò che non saprà tornare eppure sarà sempre identico a sé.

Daniele Zanghi (Roma, 1995), dopo essersi diplomato presso il Liceo francese Chateaubriand, ha conseguito nel 2016 una doppia laurea in Scienze politiche e in Filosofia a Parigi e nel 2018 una doppia laurea magistrale tra Roma e Jena.  Ha pubblicato due raccolte di riflessioni di natura filosofico-letteraria: “Lo zibaldone del pessimismo e della reazione” (Il Cerchio, 2017) e “Contengo Moltitudini” (Solfanelli, 2019). In poesia Lo scarto della retina è la sua opera prima.  

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