Prima nazionale per i
Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
del nuovo libro rivelazione
di Giovanni Piero Paladini dal titolo
“ … e adesso tutto cambia”
del nuovo libro rivelazione
di Giovanni Piero Paladini dal titolo
“ … e adesso tutto cambia”
30
gennaio 2020 ore 18,30
Fondo
Verri di Lecce in via Santa Maria del Paradiso 8
Dialogheranno
con l’autore la giornalista
Ada Donno e il Prof. Luigi Perrone
Ada Donno e il Prof. Luigi Perrone
Coordina
Raimondo Rodia
Prima nazionale per i
Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno del nuovo libro rivelazione di
Giovanni Piero Paladini dal titolo “ … e adesso tutto cambia” . La presentazione
del volume è prevista il 30 gennaio 2020 ore 18,30 al Fondo Verri di Lecce in
via Santa Maria del Paradiso 8. Dialogheranno con l’autore la giornalista Ada
Donno e il Prof. Luigi Perrone. Coordina Raimondo Rodia
La splendida e sensuale
Rosetta incontra Mansoor, un affascinante musulmano iraniano, e se ne innamora
perdutamente. Lo scontro culturale è sempre, drammaticamente, dietro l'angolo,
tra religione, ipocrisie e ... ossessioni sessuali dalla forza inimmaginabile
I due motivi per
cui l’autore ha scritto questo romanzo (dalla sua nota introduttiva al lettore) – “nel romanzo
vengono affrontate tematiche di non facile trattazione. Il rapporto coniugale
nel matrimonio islamico, inquadrato nel più complesso rapporto uomo/donna
nell’islam, già pesantemente condizionato da presunti principi religiosi,
frutto di ignoranza dei più e fonte di potere dell’élite, che si consuma nel
privato e specialmente all’interno della famiglia, assume, quasi sempre,
proporzioni drammatiche nei cosiddetti matrimoni misti, quelli cioè celebrati
tra coniugi di diverse religioni o addirittura tra un uomo religioso (nel
nostro caso musulmano) e un’atea. Ciò che si consuma giornalmente in queste
famiglie a danno delle donne, nella completa (inconsapevole?) indifferenza
della collettività è inaccettabile in una società come la nostra che si vanta
di essere paladina di libertà e di difesa dei più elementari diritti delle
donne. La storia raccontata (tra l’altro vera per la gran parte) perciò,
potrebbe sembrare derivante da pregiudizi religiosi e culturali (tesi molto
difficile da sostenere visto che chi scrive si è convertito all’islam da più di
cinque anni), ma è frutto di esperienza diretta e profonda conoscenza delle
dinamiche sociali in essere nei Paesi di origine dell’islam. Il contrasto netto
tra quanto affermato nel Corano, a proposito di tali rapporti, e quanto
concretamente praticato, emerge evidente nella narrazione la necessità di
denuncia netta al fine di eliminare ogni alibi per comportamenti che nulla
hanno di religioso ma che attengono esclusivamente a situazioni di sottocultura
e ignoranza o, peggio, a precisa e inaccettabile volontà maschilista di tenere
in uno stato di sottomissione la donna. Tutti siamo sottomessi, uomini e donne
nella stessa misura, ma solo a Dio, e mai è giustificata nel Corano la
sottomissione di un essere umano ad altro essere umano in quanto di fronte a
Dio siamo tutti uguali. La seconda ragione consiste nella circostanza in cui
affonda la penna, nelle problematiche trattate senza alcun velo e ipocrisia. I
fatti vengono narrati per quelli che sono, crudi, violenti e drammatici, perché
provochino in chi legge il giusto sdegno per lo schifo che ogni giorno ci viene
propinato (la storia raccontata è solo una infinitesima parte del tutto),
adombrato da neolegittimità inesistenti, nella totale e generale indifferenza,
figlia di un materialismo imperante che tutto riconduce a oggetti e merci e
nulla più concede all’anima, alla complessa interiorità e intimità umana e alle
emozioni personali che la massificazione in atto pretende di chiudere in
recinti e modelli predeterminati, imposti attraverso i moderni, micidiali,
tecnologici strumenti di comunicazione di massa. Anche la sessualità, elemento
determinate in tutta la storia, viene trattata per quella che è realmente,
ancora una volta, senza ipocrisia. La protagonista della vicenda è proprio
così, così si è raccontata… chi ero io per raccontarla in maniera differente, per
negare emozioni, sentimenti e passioni che, nel contesto drammatico della
narrazione, hanno una loro collocazione ben precisa, non fine a se stessa,
chiarificatrice e determinante nello svilupparsi del rapporto con un coniuge che
non accetta, e non per ragioni religiose, il diritto di essere libera per come
si è realmente?