Sabato 13 aprile al Fondo Cerri, alle 19.00, il vernissage della personale delle opere di Jonatan Politi
Per la sua prima mostra personale, il giovane artista leccese Jonatan Politi (1982) propone una selezione di dipinti recenti di grande formato. La capacità che Jonathan ha nel costruire mondi, intersecando volti, corpi, oggetti, ironia e mostruosità, rigore e disarmonia, rivela uno specifico viaggio in un immaginario stratificato e sorprendente. È quello delle avanguardie storiche, rivisitate con entusiasmo e contaminate con sollecitazioni del presente.
Per la sua prima mostra personale, il giovane artista leccese Jonatan Politi (1982) propone una selezione di dipinti recenti di grande formato. La capacità che Jonathan ha nel costruire mondi, intersecando volti, corpi, oggetti, ironia e mostruosità, rigore e disarmonia, rivela uno specifico viaggio in un immaginario stratificato e sorprendente. È quello delle avanguardie storiche, rivisitate con entusiasmo e contaminate con sollecitazioni del presente.
Come suggerisce Mauro Marino in uno dei
due testi che accompagnano la mostra (l’altro è di Lorenzo Madaro), “Darsi al meglio è l’imperativo di ogni artista,
almeno dovrebbe esserlo. Jonatan pare tutt’uno con questo
pensiero-preoccupazione. Agisce in generosità e dà colore dove la disperazione
pare sia dominio. Surrealtà significative vengono agli occhi, le interroghi e
ti interrogano, le ami, dense del loro simbolico”. Alla
ricerca di una persistente bidimensionalità - talvolta interrotta da improvvise
che di fuga prospettiche -, Politi costruisce queste opere intendendole quali
icone di probabili esperienze, in cui si mixa iconografia a esperienze di vita
vissuta, storia dell’arte (la lezione surrealista, anzitutto) a vita reale,
riferimenti culturali e prospettive esistenziali autonome. I fondi monocromi,
l’assenza di strutture chiaroscurali, il tratteggio e le forti componenti
segniche, evidenziano un ricorso al segno grafico, che qui non è mai asettico,
ma foriero di energie.