domenica 29 aprile 2018

Matteo Salvatore raccontato da Emanuele Licci


Emanuele Licci, grande conoscitore e interprete della tradizione musicale salentina racconta sabato 5 maggio 2018, dalle 20.00, al Fondo Verri, in una serata che si annuncia densa di emozioni - Matteo Salvatore, un artista, un produttore di cultura, che in oltre cinquant'anni di attività ha dato alla Puglia, al Sud, all'Italia e al mondo uno straordinario contributo musicale, vocale, linguistico e tematico, considerato unico per quantità, qualità e tipologia.

“Matteo Salvatore si racconta alternando fatti veri a quelle che sembrano a lume di buon senso sbruffonerie” - scrive il gionalista e scrittore Beppe Lopez in un bellissimo ricordo dedicato al cantante e musicista. “La poverissima infanzia ad Apricena, dove Matteo nasce nel 1925. Il papà facchino e la mamma, "camuffata da mutilata", che va a chiedere l'elemosina a Poggio Imperiale per procurare un po' di pane ai figli. Fa il garzone di cantina a otto lire l'anno. Gli muore una sorella di quattro anni per denutrizione. È tra gli uomini e i bambini di sette-nove anni che stanno "nella piazza del paese per essere venduti". "Gente, io ci sono stato nei campi di grano a mietere. Sotto il sole cocente, curvo dall'alba al tramonto". L'incontro storico con il vecchio maestro Pizzicoli, cieco, suonatore di violino, mandolino e chitarra, "portatore di serenate" (quasi esclusivamente canzoni napoletane), dal quale Matteo in tre anni impara a suonare "alla perfezione". A 20 anni si sposa con Antonietta, che però muore di tumore dopo poco più di un anno. A Benevento, che frequenta per contrabbando di tabacco, conosce e sposa una ragazza, con la quale ha una prima figlia. Finalmente emigra a Roma: ci mette un mese per arrivarci, saltando da un carretto di passaggio ad un altro. Cominciano gli anni vissut i in baracca. Canta con la chitarra canzoni napoletane ai tavoli di "Giggetto er Pescatore", ai Parioli. Qui lo nota il regista Giuseppe De Santis, che lo incarica di andare a registrare in Puglia canzoni popolari per un film ("Uomini e lupi" con Yves Montand). E' a questo punto che nasce l'angelotruffatore"...

Emanuele Licci, cantante, cantante, chitarrista e bouzukista. È nato e vive a Calimera, nel corso degli anni ha studiato chitarra con i maestri Daniele Durante, Sergio Stefano Schiattone, Maurizio Colonna; dal padre Roberto Licci apprende l’amore per il canto in Griko, antica lingua del suo paese d’origine. Docente di chitarra presso l’Accademia di Musica di Lecce, ha insegnato presso il conservatorio “Tito Schipa “ di Lecce nel corso sperimentale di musica popolare.
 

La sua attività musicale inizia alla fine degli anni 80 col Canzoniere Grecanico Salentino, in una fase di sperimentazione e riproposta della tradizione, con cui incide due album dal titolo Concerto 1 e Concerto 2, tratte dallo spettacolo Carataranta (nella sua prima versione). Negli anni successivi fonda Aria Palea, gruppo rock-progressivo, con cui incide Zoicekardia (Pick up record, Bassano del Grappa ed.1997); sonorità aggressive ed elettriche, si alternano a fasi classiche e composte, quasi a disegnare figure e stati d’animo; immagine, suono e poesia in chiave Popolare nei testi, nelle musiche e nei quadri d’autore. Nel 1993 entra a far parte del Gruppo Ghetonìa con il quale tuttora collabora attivamente. Incide 8 dischi (Agapiso 1994, Malìa 1995, Per Incantamento 1996, Canti e musiche della Grecìa Salentina 1997, Mari e Lune ad Est del Sud 1998, Krifì 2000, Terra e sale 2007, Riza nel 2009, esibendosi in Europa, Iraq, Cuba, Capo Verde, U.S.A. Dal 2002 è musicista fisso dell’Orchestra della Notte della Taranta, partecipando alle edizioni dirette da Vittorio Cosma, Stewart Copeland, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Ludovico Einaudi e Goran Bregovic e dividendo il palco con tutti i grandi artisti che partecipano al Concertone di anno in anno. Dalla fine del 2011 ritorna a far parte del Canzoniere Grecanico Salentino, con cui incide Pizzica Indiavolata.