Mercoledì
26 febbraio 2020, al Fondo Verri, alle 19.30
la presentazione del saggio di Camillo Robertini
“Quando la Fiat parlava argentino” edito nei Quaderni di storia di Le Monnier
Intervengono con l’autore Massimo Melillo e Fabio De Nardis
la presentazione del saggio di Camillo Robertini
“Quando la Fiat parlava argentino” edito nei Quaderni di storia di Le Monnier
Intervengono con l’autore Massimo Melillo e Fabio De Nardis
"Le vicende della comunità operaia della Fiat
Argentina si dipanano su un arco temporale di un quindicennio (1964-1980)
attraverso il quale è possibile osservare come esse si intrecciarono con la
storia argentina, dominata dall’autoritarismo di due governi militari,
dall’insorgenza operaia post-Sessantotto e dalla violenza politica dei gruppi
guerriglieri. Attraverso questa cronologia è possibile apprezzare l’esperienza
materiale e la memoria di quella generazione operaia che, nel breve volgere di
due decenni, passò da una rapida industrializzazione caratterizzata
dall’esplosione dei consumi di massa a un periodo segnato dalla riduzione della
mano d’opera, del valore reale del salario e dalla precarizzazione dei percorsi
lavorativi".
Come è stato possibile che molti operai abbiano accettato una delle dittature più sanguinose della storia dell'America Latina? Che relazione si stabilisce tra consenso e repressione? Attraverso quali strategie la Fiat trasformò i propri dipendenti in strenui difensori dello status quo? Per quale motivo l'impresa italiana collaborò coi generali? Questo studio analizza la storia della presenza della Fiat in Argentina attraverso la viva voce dei suoi operai, tecnici e dirigenti facendo ricorso a una documentazione ampiamente inedita. Dall'incrocio tra fonti orali e scritte si articola la storia di una comunità di lavoro in bilico tra dittatura, violenza politica e vita quotidiana. La storia di Guillermo, che passò vent'anni in catena di montaggio, quella di Diego, che amò la fabbrica come una seconda casa e quella di Francesco, che un giorno non riapparve più, tratteggiano il profilo di una grande fabbrica fordista posta ai margini di Buenos Aires. Le memorie dei dipendenti, lo sguardo delle forze di polizia, le regole e le discipline dell'impresa compongono una narrazione concentrata sull'esperienza quotidiana di quella comunità. Sullo sfondo della fabbrica si palesa a più momenti la storia dell'Argentina, contraddistinta da cruente dittature e dall'insorgenza armata dei gruppi guerriglieri.
Come è stato possibile che molti operai abbiano accettato una delle dittature più sanguinose della storia dell'America Latina? Che relazione si stabilisce tra consenso e repressione? Attraverso quali strategie la Fiat trasformò i propri dipendenti in strenui difensori dello status quo? Per quale motivo l'impresa italiana collaborò coi generali? Questo studio analizza la storia della presenza della Fiat in Argentina attraverso la viva voce dei suoi operai, tecnici e dirigenti facendo ricorso a una documentazione ampiamente inedita. Dall'incrocio tra fonti orali e scritte si articola la storia di una comunità di lavoro in bilico tra dittatura, violenza politica e vita quotidiana. La storia di Guillermo, che passò vent'anni in catena di montaggio, quella di Diego, che amò la fabbrica come una seconda casa e quella di Francesco, che un giorno non riapparve più, tratteggiano il profilo di una grande fabbrica fordista posta ai margini di Buenos Aires. Le memorie dei dipendenti, lo sguardo delle forze di polizia, le regole e le discipline dell'impresa compongono una narrazione concentrata sull'esperienza quotidiana di quella comunità. Sullo sfondo della fabbrica si palesa a più momenti la storia dell'Argentina, contraddistinta da cruente dittature e dall'insorgenza armata dei gruppi guerriglieri.