lunedì 27 giugno 2016

La poesia di Osvaldo Piliego al FV



Lunedì 27 giugno alle ore: 21,00 presso il Fondo Verri (Via Santa Maria del Paradiso 8) di Lecce Osvaldo Piliego presenterà "justalovesong" una piccola raccolta di poesie e canzoni mai musicate, appena uscito per Spagine - Magazzino di poesia a cura di Mauro Marino (Fondo Verri). 

Osvaldo Piliego

Emozioni, narrazione, movimento. Sono queste le parole chiave per parlare della raccolta di versi di Osvaldo Piliego, già autore dei due romanzi "Fino alla fine del giorno" (2011) e "La città verticale" (2015) pubblicati da Lupo Editore. "Una sottile nostalgia sottende a tutti i suoi versi, una nostalgia che pervade la raccolta e che porta con sé il profumo di cose andate, l’ombra dei morti, città visitate, amici perduti, o, più genericamente, una felicità sfumata al fondo di un bicchiere; amore, che è il sentimento base, la sola cosa che riesce a mitigare, se non spegnere, la spinta distruttiva del demone; tristezza, che è cosa diversa dal dolore, che non entra quasi mai in questa poesia, dove è la tristezza, col suo velo leggero a dettare il ritmo sommesso della versificazione", sottolinea Dario Goffredo nell'introduzione. "Pur essendo lontani dagli stilemi classici della poesia di narrazione, i testi raccontano, pur nella loro liricità. E sono popolati da personaggi. Osvaldo è un narratore, e i temi che traccia e affronta nelle sue poesie sono gli stessi che traccia e affronta nei suoi romanzi", continua. "È poesia di movimento perché è in continua mutazione, in corsa verso forme nuove di versi, di metri, di rime".
"La prima cosa che mi ha colpito leggendo questi versi è stata la naturalezza dellʼespressione, lʼautore possiede un timbro e una precisione che sono già “sue”, il che conferma la dimestichezza, non solo pubblica, col verso. Leggendo poesia cerco di accorgermi subito della presenza o mancanza di una “voce”, che è ciò che chiedo e spero sempre di trovare nella scrittura. Avere una voce propria, che faccia riconoscere i versi di un autore in mezzo agli altri, allo stesso modo in cui ci si volta, nella folla, quando si viene chiamati da una voce che riconosciamo come nostra amica, umana. La “voce” secondo me è unʼattitudine alla ricerca della concrezione del reale nel verso, la speranza di riuscire a dire se stessi e il mondo senza sovrapporre più di ciò che sia necessario tra essi, nel tempo che stringe", sottolinea nella postfazione lo scrittore ed editore Luciano Pagano. "Il momento della scrittura - in questi versi - è quello di chi tira le somme. Cʼè qui la consapevolezza per il trascorrere del tempo che non dà più il tempo di capire, di cogliere, di soffermarsi, che più procede in avanti e più sottrae spazio allʼumanità. Dʼaltra parte cʼè proprio il desiderio di fermare tutto. Lo spazio in cui si muove lʼautore è quello della città, urbana ma non metropolitana, in cui lʼindifferenza si è già presa tutto lo spazio che poteva, tanto che al massimo si può sperare in una tregua atemporale, temporanea, nella fuga verso la provincia, dove “ti muovi alieno/con un ritmo diverso/fuori tempo”, come è scritto in una poesia dedicata a Sergio Torsello. Per usare unʼespressione della poetessa Carla Saracino (scritta a proposito di Vittorio Bodini), ritornano nei versi di Piliego gli “spettri alla controra”, ma senza più nulla di poetico, nemmeno nella reminiscenza, sono “povera gente”, “rom sugli scivoli”, barboni avvinazzati, sono vinti & battuti, non avranno mai nulla per cui essere ricordati se non la loro stessa esistenza oramai avulsa dallʼinsensibile quotidiano".