Lunedì 27 giugno alle
ore: 21,00 presso il Fondo Verri (Via Santa Maria del Paradiso 8) di Lecce
Osvaldo Piliego presenterà "justalovesong" una piccola raccolta di
poesie e canzoni mai musicate, appena uscito per Spagine - Magazzino di poesia
a cura di Mauro Marino (Fondo Verri).
Osvaldo Piliego |
Emozioni, narrazione,
movimento. Sono queste le parole chiave per parlare della raccolta di versi di
Osvaldo Piliego, già autore dei due romanzi "Fino alla fine del
giorno" (2011) e "La città verticale" (2015) pubblicati da Lupo Editore. "Una sottile
nostalgia sottende a tutti i suoi versi, una nostalgia che pervade la raccolta
e che porta con sé il profumo di cose andate, l’ombra dei morti, città
visitate, amici perduti, o, più genericamente,
una felicità sfumata al fondo di un bicchiere; amore, che è il sentimento base,
la sola cosa che riesce a mitigare, se non spegnere, la spinta distruttiva del
demone; tristezza, che è cosa diversa dal dolore, che non entra quasi mai in
questa poesia, dove è la tristezza, col suo velo leggero a dettare il ritmo
sommesso della versificazione", sottolinea Dario Goffredo
nell'introduzione. "Pur essendo lontani dagli stilemi classici della
poesia di narrazione, i testi raccontano, pur nella loro liricità. E sono
popolati da personaggi. Osvaldo è un narratore, e i temi che traccia e affronta
nelle sue poesie sono gli stessi che traccia e affronta nei suoi romanzi",
continua. "È poesia di movimento perché è in continua mutazione, in corsa
verso forme nuove di versi, di metri, di rime".
"La
prima cosa che mi ha colpito leggendo questi versi è stata la naturalezza
dellʼespressione, lʼautore possiede un timbro e una precisione che sono già
“sue”, il che conferma la dimestichezza, non solo pubblica, col verso. Leggendo
poesia cerco di accorgermi subito della presenza o mancanza di una “voce”, che
è ciò che chiedo e spero sempre di trovare nella scrittura. Avere una voce
propria, che faccia riconoscere i versi di un autore in mezzo agli altri, allo
stesso modo in cui ci si volta, nella folla, quando si viene chiamati da una
voce che riconosciamo come nostra amica, umana. La “voce” secondo me è
unʼattitudine alla ricerca della concrezione del reale nel verso, la speranza
di riuscire a dire se stessi e il mondo senza sovrapporre più di ciò che sia
necessario tra essi, nel tempo che stringe", sottolinea nella postfazione
lo scrittore ed editore Luciano Pagano. "Il momento della scrittura - in
questi versi - è quello di chi tira le somme. Cʼè qui la consapevolezza per il
trascorrere del tempo che non dà più il tempo di capire, di cogliere, di
soffermarsi, che più procede in avanti e più sottrae spazio allʼumanità.
Dʼaltra parte cʼè proprio il desiderio di fermare tutto. Lo spazio in cui si
muove lʼautore è quello della città, urbana ma non metropolitana, in cui lʼindifferenza
si è già presa tutto lo spazio che poteva, tanto che al massimo si può sperare
in una tregua atemporale, temporanea, nella fuga verso la provincia, dove “ti
muovi alieno/con un ritmo diverso/fuori tempo”, come è scritto in una poesia
dedicata a Sergio Torsello. Per usare unʼespressione della poetessa Carla
Saracino (scritta a proposito di Vittorio Bodini), ritornano nei versi di
Piliego gli “spettri alla controra”, ma senza più nulla di poetico, nemmeno
nella reminiscenza, sono “povera gente”, “rom sugli scivoli”, barboni
avvinazzati, sono vinti & battuti, non avranno mai nulla per cui essere
ricordati se non la loro stessa esistenza oramai avulsa dallʼinsensibile
quotidiano".