Sarà presentato - venerdì 8 luglio, alle 19.30,
nel cortile del Conservatorio Sant’Anna, a Lecce il “Journal” di
Antonio Leonardo Verri curato, nell’edizione di Spagine (Fondo Verri
Edizioni), da Maurizio Nocera e Mauro Marino.
Con i curatori interverranno l'Assessore alla Cultura del Comune di Lecce Luigi Coclite e Simone Giorgino.
Interventi musicali di Federico Guido.
Un diario privato, la prima pagina è del 7 ottobre 1983 e via fino
all’8 luglio del 1992 (i giorni della scomparsa di Edoardo De Candia)
con in mezzo una lunga pausa. Giorni travagliati e mai facili.
Scrive in apertura della sua agenda Verri: “Pare proprio che di un Jurnal non se ne possa fare a meno. Per un po’ ho resistito. Ma poi… Affascina, come sempre, la pagina o il ‘posto’ che, guarda guarda, è unico, è necessario: mah! L’arsura, poi, per lo scritto: tanti bei righi uno sotto l’altro (l’ardore si aggiunge all’arsura), la possibilità di andare a braccio, il tempo che sai che azzanna il narciso che sei”.
Pagine utili per comprendere quale era il clima del fare culturale negli anni Ottanta - Novanta, nel Salento in una dimensione molto diversa da quella a noi contemporanea. Avventure, progetti, scazzi, malumori, entusiasmi e non se la prenda chi, citato, potrà sentirsi vilipeso nel suo sentimento di amicizia verso Antonio Verri; su tutto domina l’inquietudine, compagna e generatrice del suo fare, della sua inesauribile costanza.
Scrive Verri il 7 novembre 1983: “Accidenti, mi corrono i giorni così, quasi per niente. Oggi finalmente un po’ di tempo per scrivere qualcosa. Mi sto accorgendo che tempo per il «Journal» lo trovo. Rabberciamenti e spunti sul ‘racconto’, su me (ma mi vado a genio come operatore di cultura, per altro sono un fallimento!), non mi è difficile, ma ho il vizio di distrarmi”.
Scrive in apertura della sua agenda Verri: “Pare proprio che di un Jurnal non se ne possa fare a meno. Per un po’ ho resistito. Ma poi… Affascina, come sempre, la pagina o il ‘posto’ che, guarda guarda, è unico, è necessario: mah! L’arsura, poi, per lo scritto: tanti bei righi uno sotto l’altro (l’ardore si aggiunge all’arsura), la possibilità di andare a braccio, il tempo che sai che azzanna il narciso che sei”.
Pagine utili per comprendere quale era il clima del fare culturale negli anni Ottanta - Novanta, nel Salento in una dimensione molto diversa da quella a noi contemporanea. Avventure, progetti, scazzi, malumori, entusiasmi e non se la prenda chi, citato, potrà sentirsi vilipeso nel suo sentimento di amicizia verso Antonio Verri; su tutto domina l’inquietudine, compagna e generatrice del suo fare, della sua inesauribile costanza.
Scrive Verri il 7 novembre 1983: “Accidenti, mi corrono i giorni così, quasi per niente. Oggi finalmente un po’ di tempo per scrivere qualcosa. Mi sto accorgendo che tempo per il «Journal» lo trovo. Rabberciamenti e spunti sul ‘racconto’, su me (ma mi vado a genio come operatore di cultura, per altro sono un fallimento!), non mi è difficile, ma ho il vizio di distrarmi”.