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Un'opera di Silvio Nocera |
Giovedì 23 aprile 2015, alle
19.00
“Silvio Nocera, la grotta delle Veneri
e le altre”
Incontro con Rino Bianco
per capire il
passato e il presente dell’archeologia nel Salento
Giovedì 23 aprile 2015, alle 19.00, al Fondo Verri, un incontro
per capire il passato e il presente dell’archeologia nel Salento. Ospite della
serata Rino Bianco della Soprintendenza Archeologia della
Puglia sul tema, “Silvio Nocera, la grotta delle Veneri e
le altre”. Silvio Nocera artista e poeta, nelle campagne tra Tuglie e Parabita, nella sua
contrada Monaci, è stato alla perenne ricerca dei suoi antenati,
che avevano abitato in epoche remote quelle contrade lasciando testimonianze
della loro esistenza e del loro sapere nella grotta delle Veneri, grotta di
leggende da cui era attratto fin da bambino.
La
sua passione per la profonda caverna esplode quando Antonio Mario Radmilli e
Giuliano Cremonesi dell’Università di Pisa, che avevano messo in piedi da poco
l’insegnamento di Paletnologia (archeologia preistorica) presso l’Università di
Lecce, iniziano nel 1966 le ricerche all’interno della grotta dopo la scoperta
nel 1965 delle due famose statuette in osso: le cosiddette “Veneri”. Le importanti scoperte archeologiche, in particolare
i ciottoli incisi e la doppia sepoltura di Homo
sapiens, infiammarono Silvio Nocera di passione per la sua grotta e il paesaggio di
pietra di contrada Monaci. La “sua” grotta divenne un
“libro di pietra”, che l’artista prese a sfogliare per
leggere i messaggi arrivati a lui e alla comunità dalla lontana preistoria.
Poi
la grande delusione. Silvio Nocerà scopre che tutti i materiali raccolti nella campagna di scavo sarebbero stati trasferiti per motivi di studio a Pisa e dice “Io non condivido
che quel tesoro trovato qui nel basso Salento sia portato a Pisa… E i politici che sono stati votati dal popolo salentino che fanno?”.
Domande legittime cui nel corso
dell’incontro con Rino Bianco si cercheranno delle risposte: per la Grotta
delle Veneri ma anche per tante altre grotte, altrettanti simboli della storia
del basso Salento ma ancor più dimenticate, “libri di pietra” dalle pagine
ormai scompaginate o strappate, i cui materiali sopravvissuti o dispersi sono estranei
anche ai salentini di oggi.