Oggi domenica 8 giugno, alle 19.30, al Fondo Verri di Lecce in via Santa Maria del Paradiso 8, sarà presentato “Fimmine Fimmine – il teatro della vita” libro a cura di Maira Marzioni, Caterina Pontrandolfo e Assunta Zecca per Spagine Fondo Verri Edizioni.
Il libro racconta il
progetto di teatro e comunità “Fimmine Fimmine - Canti Memorie e Storie delle
donne dell’Arneo” che le autrici hanno realizzato, dal mese di marzo a
settembre 2013, con un gruppo di anziane e di artiste tra i Comuni di Leverano,
Copertino, Nardò, San Pancrazio, Veglie, Salice Salentino. Si è trattato di un
progetto complesso pensato per restituire valore alla memoria delle donne nel
racconto della storia di un territorio. Ricerca antropologica, laboratorio,
comunità, teatro, paesaggio. Madri, contadine, tabacchine, tessitrici,
filatrici del secolo scorso. Le loro testimonianze e i loro canti. Donne che
hanno ascoltato altre donne e ne hanno fissato la memoria restituendola alla
comunità attraverso il teatro, il canto, la scrittura, la fotografia.
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Nel cerchio dei volti
abita il teatro, il filo dell'attenzione, il legame per cucire le relazioni,
per fare le storie "cosa comune" da portare in dono all'altro, alla
sua coscienza, alla sua consapevolezza... Sempre la speranza a far da trama al
divenire di noi al Mondo.
Sono trascorsi
quarant'anni dal baratto odiniano di Carpignano, tanti altri dalle istanze
d'inchiesta del teatro politico novecentesco: il collettivo di scrittura
teatrale di Erwin Piscator nato con l'intenzione di risvegliare la coscienza
politica dello spettatore; Bertolt Brecht che impastava il canto al recitare
per dire la disillusione verso un Mondo che percepiva perso e senza speranza;
poi la protesta del corpo di Julian Beck e Judith Malina e quanto ancora
dall'origine della scena?
Sempre la comunità è stata
il nervo del fare teatro. Quello lo sguardo dove trovare ispirazione e parole e
quale incanto si genera quando è la stessa comunità ad osare e la parola si fa
racconto, esercizio dichiarativo, sfida poetica.
Dare valore, è esercizio,
degli illuminati e il teatro è luogo di "illuminazione", nella piega
trovi sempre la possibilità di scrutare nel profondo, nell'abbandono ed è lì,
sulla scena, che sorge la verità, l'incanto della persona, il suo segreto, il
dono della memoria...
Di questo saporito pane è
fatta l'esperienza che in questo libro si narra. Un pane tutto di donne... e
leggendo le vedi, quelle mani, prese alla farina mentre generosamente ri-aprono
gli occhi sul loro passato e lo vedi il Salento, quello remoto della nostalgia
tutta volto alla campagna, coi ritmi che andavano "te sule a sule",
le giornate lunghe del lavoro e la meraviglia della festa, dei canti, degli
amori... Quanta sapienza, quanto frontale sentire, quanto osare. Venite,
leggete entrate anche voi nel cerchio dei volti. Fate con noi questo teatro...
Mauro Marino