Ecco, per #iorestoacasa, #radioFondoVerri
vi propone l'ascolto del recital tratto dal romanzo di Milena Magnani,
"Il circo capovolto" che ricorda l'olocausto di Rom, Sinti e Camminanti,
il libro è stato recentemente pubblicato in una nuova edizione da
Kurumuny.
La voce è di Piero G. Rapanà i suoni di Donatello Pisanello.
“Il circo capovolto” è un romanzo che attraverso la storia di Branko, discendente di una famiglia di circensi ungheresi, ci racconta un olocausto “dimenticato” che è l’olocausto rom e di tante famiglie dello spettacolo viaggiante. Attraverso due storie parallele ma strettamente intrecciate, quella di Branko e quella di suo nonno, il capo circo Nap Apò, si dipanano le vicende di due generazioni di rom, la prima è finita nei campi di sterminio mentre la successiva è finita nei campi rom alle periferie delle grandi città in mezzo agli scarti della globalizzazione.
È un canto che parte dall’Ungheria, da quella Budapest invernale dove Branko, poeta e sognatore, è cresciuto guardando passare l’acqua lenta della Duna, svolgendo il mestiere umile di montatore di impalcature, un percorso di vita normale dentro al quale, solo a un certo punto, gli viene offerta dal padre Sándor l’opportunità di aprire uno spiraglio su una memoria rimossa, e di ritrovare le tracce di quel piccolo patrimonio di famiglia, il Kék Circusz, che lungo il suo percorso assoldava artisti pieni di talento e pareva carico di promessa prima di scomparire ad Auschwitz Birkenau ed essere scaraventato nell’oblio della memoria.
Un passato che riemerge imprevedibilmente e porta Branko a cercare in un vecchio fienile dieci scatoloni che contengono i materiali del circo di famiglia nascosti dal nonno prima di tentare la fuga fallimentare che lo avrebbe portato inesorabilmente al campo di sterminio.
È con quei dieci scatoloni che Branko lascia la sua vita regolare a Budapest e approda in un campo baracche alla periferia di una grande città europea dove trova come interlocutori un gruppo di bambini rom insieme ai quali tenta di ricostruire la trama di un discorso interrotto e, insieme a quel discorso, cerca di ritrasmettere la passione per quell’arte circense che sonnecchia muta nel suo cuore.
https://soundcloud.com/user-388325014/il-circo-capovolto-di-milena-magnani
Il recital è stato proposto dal Fondo Verri, lo scorso 27
gennaio, negli spazi del Museo Sigismondo Castromediano di Lecce, in
occasione della Giornata della Memoria 2020, in collaborazione con
l'Associazione Presidi del Libro e il Polo Biblio Museale di Lecce.La voce è di Piero G. Rapanà i suoni di Donatello Pisanello.
“Il circo capovolto” è un romanzo che attraverso la storia di Branko, discendente di una famiglia di circensi ungheresi, ci racconta un olocausto “dimenticato” che è l’olocausto rom e di tante famiglie dello spettacolo viaggiante. Attraverso due storie parallele ma strettamente intrecciate, quella di Branko e quella di suo nonno, il capo circo Nap Apò, si dipanano le vicende di due generazioni di rom, la prima è finita nei campi di sterminio mentre la successiva è finita nei campi rom alle periferie delle grandi città in mezzo agli scarti della globalizzazione.
È un canto che parte dall’Ungheria, da quella Budapest invernale dove Branko, poeta e sognatore, è cresciuto guardando passare l’acqua lenta della Duna, svolgendo il mestiere umile di montatore di impalcature, un percorso di vita normale dentro al quale, solo a un certo punto, gli viene offerta dal padre Sándor l’opportunità di aprire uno spiraglio su una memoria rimossa, e di ritrovare le tracce di quel piccolo patrimonio di famiglia, il Kék Circusz, che lungo il suo percorso assoldava artisti pieni di talento e pareva carico di promessa prima di scomparire ad Auschwitz Birkenau ed essere scaraventato nell’oblio della memoria.
Un passato che riemerge imprevedibilmente e porta Branko a cercare in un vecchio fienile dieci scatoloni che contengono i materiali del circo di famiglia nascosti dal nonno prima di tentare la fuga fallimentare che lo avrebbe portato inesorabilmente al campo di sterminio.
È con quei dieci scatoloni che Branko lascia la sua vita regolare a Budapest e approda in un campo baracche alla periferia di una grande città europea dove trova come interlocutori un gruppo di bambini rom insieme ai quali tenta di ricostruire la trama di un discorso interrotto e, insieme a quel discorso, cerca di ritrasmettere la passione per quell’arte circense che sonnecchia muta nel suo cuore.