giovedì 31 ottobre 2019

Marco Graziuso al Fondo Verri




Sabato 2 novembre 2019, dalle 19.30
Suoni di versi: Dall’Iliade - Le lacrime di Achille
Recital a cura di Fabbricanti di Armonie
Marco Graziuso, voce recitante; Mattia Graziuso, chitarra; Jacopo Graziuso percussioni.

Capolavoro assoluto della poesia epica, l’Iliade è il punto d’origine al quale la letteratura di tutte le epoche non ha mai cessato di tornare, misurandosi costantemente con la sua ricchezza tematica e con il mistero della sua continua attualità.
La furia di Achille, l’astuzia di Ulisse, il coraggio di Patroclo, la magnanimità di Ettore ci colpiscono ancora così a fondo, perché l’umanità di questi personaggi attraversa i millenni, per i valori che riconosciamo ancora oggi come fondamentali: il coraggio, la pietà, la dignità, l’amicizia. Ma, non solo. Ci sono due cose che tra le pieghe della narrazione ci lasciano muti: il senso della bellezza e il senso della giustizia. Di una bellezza sconvolgente è ogni personaggio che si muove sul teatro della guerra. Ciò che colpisce di più è la capacità di suscitare emozione attraverso una narrazione che ci fa vedere, come in un film, le scene di una battaglia cruda e sanguinosa, necessaria agli uomini per diventare eroi, per farsi simili a quegli dèi che incrociano nell’ineluttabilità dei loro destini. Tutti, nell’Iliade, si muovono in qualche modo per mano degli dèi. Tra questi, l’unico che da solo va incontro verso il proprio destino è Patroclo, il compagno di Achille; la sua morte sembra addirittura portare la narrazione stessa da un’altra parte. Ma soprattutto, e non solo nell’Iliade, tutti piangono. Perché? Cosa vogliono svelarci quelle calde lacrime? Omero, o chi per lui, ci dice che quello era il loro modo di stare al mondo, ce lo racconta nel migliore dei modi possibili, con la poesia. Raccontare la morte di Patroclo può diventare l’occasione per una riflessione più ampia e profonda sul senso della stessa vita di ogni uomo, che pure sogna di avere il suo momento di gloria, quella gloria che ineluttabilmente lo segnerà e lo porterà verso la sua stessa fine. Ma, soprattutto, raccontare l’amore.  Raccontarlo con la poesia e con le poesie che amiamo, con la musica e il ritmo che fra quelle parole si nasconde e le avvolge tutte. Per ritrovarci, come facevano i greci, a guardare il cielo per cercare le stelle e farsi prendere dal desiderio. De-sidereus vuol dire assenza di stelle e per gli antichi era la sensazione che si prova quando le stelle non si vedono, ma si cercano lo stesso. Guardare le stelle, per cercare quello di cui siamo fatti, della stessa materia delle stelle. Tutto comincia con un canto, anzi per un canto …