Sabato 2 novembre 2019, dalle 19.30
Suoni di versi: Dall’Iliade - Le lacrime di Achille
Recital
a cura di Fabbricanti di Armonie
Marco Graziuso, voce recitante; Mattia Graziuso, chitarra; Jacopo Graziuso percussioni.
Capolavoro assoluto della poesia epica, l’Iliade è il punto d’origine al
quale la letteratura di tutte le epoche non ha mai cessato di tornare,
misurandosi costantemente con la sua ricchezza tematica e con il mistero della
sua continua attualità.
La furia di Achille, l’astuzia di Ulisse, il coraggio di Patroclo, la
magnanimità di Ettore ci colpiscono ancora così a fondo, perché l’umanità di
questi personaggi attraversa i millenni, per i valori che riconosciamo ancora
oggi come fondamentali: il coraggio, la pietà, la dignità, l’amicizia. Ma, non
solo. Ci sono due cose che tra le pieghe della narrazione ci lasciano muti: il
senso della bellezza e il senso della giustizia. Di una bellezza sconvolgente è
ogni personaggio che si muove sul teatro della guerra. Ciò che colpisce di più
è la capacità di suscitare emozione attraverso una narrazione che ci fa vedere,
come in un film, le scene di una battaglia cruda e sanguinosa, necessaria agli
uomini per diventare eroi, per farsi simili a quegli dèi che incrociano
nell’ineluttabilità dei loro destini. Tutti, nell’Iliade, si muovono in qualche
modo per mano degli dèi. Tra questi, l’unico che da solo va incontro verso il
proprio destino è Patroclo, il compagno di Achille; la sua morte sembra
addirittura portare la narrazione stessa da un’altra parte. Ma soprattutto, e
non solo nell’Iliade, tutti piangono. Perché? Cosa vogliono svelarci quelle
calde lacrime? Omero, o chi per lui, ci dice che quello era il loro modo di
stare al mondo, ce lo racconta nel migliore dei modi possibili, con la poesia.
Raccontare la morte di Patroclo può diventare l’occasione per una riflessione
più ampia e profonda sul senso della stessa vita di ogni uomo, che pure sogna
di avere il suo momento di gloria, quella gloria che ineluttabilmente lo
segnerà e lo porterà verso la sua stessa fine. Ma, soprattutto, raccontare
l’amore. Raccontarlo con la poesia e con
le poesie che amiamo, con la musica e il ritmo che fra quelle parole si
nasconde e le avvolge tutte. Per ritrovarci, come facevano i greci, a guardare
il cielo per cercare le stelle e farsi prendere dal desiderio. De-sidereus vuol
dire assenza di stelle e per gli antichi era la sensazione che si prova quando
le stelle non si vedono, ma si cercano lo stesso. Guardare le stelle, per
cercare quello di cui siamo fatti, della stessa materia delle stelle. Tutto
comincia con un canto, anzi per un canto …