Biblioteca
Bernardini // Polo Bibliomuseale di Lecce
Fondo Verri // Associazione Presìdi del libro
Edizione 2020 del “Bazar banco degli autori e dei poeti”.
Extra Convitto, più
lib(e)ri in piazza.
Piazzetta
G. Carducci, Lecce
Sabato
8 agosto, ore 19.30
Abbecedario
del Mondodopo
L’alfabeto pandemico di Collettiva edizioni
indipendenti
Quali sono le parole
che ti fanno compagnia in questi giorni? E se ti dico “mancanza”, tu a cosa
pensi? Noi di Collettiva abbiamo voluto provare a scrivere insieme un piccolo
vocabolario che parte dalle nostre esperienze, da quello che sentiamo e da chi
siamo veramente. Un vocabolario collettivo, libero dalle definizioni
prestabilite e tutto al femminile. Molte delle parole che usiamo
quotidianamente e anche alcune di quelle che prima della pandemia usavamo di
rado, stanno subendo in questi giorni un profondo mutamento, un cambiamento che
ha a che fare con la percezione e l’immaginario che si crea nella mente delle
persone; pensiamo per esempio alle parole “contatto”, “abbraccio”, “eroe”,
“contagio”, alle immagini che immediatamente ci rimandano come se fossero
specchi che riflettono una verità che viene da fuori. Questo vogliamo evitare:
accettare passivamente il fluido della notizia, il gelo dei numeri declamati
alle sei del pomeriggio e l’anestesia di schermi sempre più affollati.
Nonostante le
distanze imposte, o forse proprio per questo, abbiamo sentito la necessità, il
desiderio forte di continuare a stare insieme e creare questo piccolo mondo
collettivo partendo dalle parole. Un mondo amico, familiare e che in qualche
modo segna una mappa fatta di sentimenti e persone reali che si sentono sole,
mangiano, cantano, piangono, ridono, sperano, pensano, si arrabbiano.
Esattamente come te. Con la libertà che caratterizza da sempre il nostro modo
di essere e di scrivere, ogni autrice ha interpretato le lettere secondo il
proprio sentire: con vere e proprie definizioni personali di un vocabolario
“sui generis” oppure con racconti ispirati alle nuove e infinite sfaccettature
della realtà che stiamo vivendo.
Perché un abbecedario collettivo? Cercare di
dare un proprio senso alle parole vuol dire reagire in maniera creativa di
fronte all’avanzare minaccioso della paura e della confusione, è un modo di
stare dentro l’essenza delle cose senza subirle. Per questo abbiamo scelto di
tornare all’abc: perché la parola è un bene comune e crea rapporti, scambi
inevitabili tra chi dice e chi ascolta, tra chi scrive e chi legge. È un modo
buono per evitare la solitudine, quella brutta, quella che oggi si chiama
“isolamento”. Non sappiamo se questa pandemia si guadagnerà un posto nella
categoria degli eventi cruciali per l’umanità, ma sicuramente ha già provocato
evidenti modifiche semantiche; prendiamo per esempio la parola “positivo”:
ecco, se ieri pensare positivo era una cosa buona e auspicabile, oggi invece
tutto vorremmo tranne che risultare positivi. Le parole accompagnano la nostra
vita, feriscono e leniscono, per questo bisogna saperle usare con misura ed
evitare soprattutto di abusarne.
Inflazionarle, sporcarle e utilizzarle per
creare slogan, hashtag e motti, certo non concorre a quel processo di cura e
protezione del linguaggio a cui invece ci sentiamo chiamate. Abbiamo perciò
voluto prendere le distanze (le distanze!) dalla mera definizione di ciò che
pronunciamo meccanicamente, cercando di dare voce alle nostre idee e al nostro
sentire, in maniera Collettiva come piace a noi. Questo abbecedario è il nostro
modo di resistere con ottimismo agli eventi.
Dentro non ci troverete definizioni oggettive e standardizzate, ma
interpretazioni personali legate all’esperienza, mondi che ci auguriamo possano
essere condivisi e utilizzati da chiunque voglia trovarsi pronto quando verrà
domani. Perché domani verrà, eccome se verrà. La parola non conosce un modo
imperativo, piuttosto incoraggia. Parola di Collettiva!
Cristina Carlà