Giovedì
8 giugno, alle 19.30, al Fondo Verri lo scrittore e attore Marco Cardetta - vincitore esordiente del
Premio Vittorio Bodini - La luna dei Borboni nel 2014 – presenta il suo libro “Sergente Romano” edito da Liberaria.
Il libro e la performance che l’accompagna
narra la vicenda di Pasquale Domenico Romano, ex sergente dell’esercito
borbonico che, assieme a Crocco, è uno dei più famosi protagonisti del
brigantaggio post-unitario. Se però Crocco era animato da interessi personali
di ladrocinio, Romano è ricordato per essere un’idealista, un illuso dal
sincero interesse politico per la restaurazione del Regno Borbonico.
Giugno 1861, da pochi mesi l’Italia è unita. Migliaia di impiegati
e militari sono stati licenziati, vengono introdotte nuove tasse e la leva
obbligatoria. La coscrizione getta contadini e braccianti nello sconforto,
spingendoli a darsi alla macchia nei boschi. Lo scontento e la tensione
crescono tra le varie forze in campo, soffiando sui focolai di rivolta:
borbonici nostalgici, garibaldini licenziati da Cavour, proprietari terrieri in
litigio per la quotizzazione delle terre, clero a cui sono stati requisiti i
monasteri.
In questo contesto, Romano, perso
il lavoro da soldato, ritorna a Gioia del Colle, suo paese natale in provincia
di Bari e, prima entra a far parte del comitato locale che cospira per la
restaurazione del vecchio regime, poi, per il concorrere di incidenti e
tradimenti, si vede costretto ad assaltare, il 28 luglio 1861, appunto Gioia
del Colle. Ne scaturisce una giornata di guerra civile dentro le mura del
paese, tra popolani reazionari, borghesi liberali e braccianti goffi e
analfabeti.
Sergente
Romano si configura come un Western all'italiana, un "Murgiern
o Pugliern" come lo ha definito l'autore. Si tratta di un romanzo epopea
del Sud Italia e al contempo l'affresco di un'epoca e di un'intera nazione
ancora in transizione.
Dalla quarta di copertina
1861: l’Italia (quasi) unita è il
caos di una nascente nazione, un guazzabuglio di fazioni in contrasto, tra
borbonici, mazziniani, liberali, clero e i Savoia che smantellano il passato
regime, introducono tasse e coscrizione. Sergente Romano è la storia vera e
sgangherata di un manipolo di sbandati che il 28 luglio 1861 assaltò Gioia del
Colle, in Puglia, quale primo atto di un’insurrezione popolare che avrebbe
incendiato il Sud Italia negli anni a venire. A capo di quel manipolo di
grotteschi, lirici rivoltosi dalla parte sbagliata della storia, Pasquale
Domenico Romano, ex sergente dell’esercito borbonico, che per casualità, amore
e vendetta, finirà per essere ricordato come uno dei più importanti protagonisti
del banditismo post-unitario: il più romantico, il più sconosciuto. Tra
numerosi documenti storici e una prosa scattante, asciutta, scorre crudo e selvaggio
questo romanzo che vuol dare voce ai vinti, quei contadini incapaci di reggere
un fucile in mano, che spesso finivano fuori legge quasi senza accorgersene. Il
ritratto di un’epoca di transizione che sembra non voler ancora finire.
Marco Cardetta (1983), laureato in filosofia a Siena, con lavori di
ricerca su Bene, Stirner, Michelstaedter, Deleuze, Zolla e Panikkar. Produce
film con Murex production: l’ultimo, “Anapeson”, scritto con Francesco
Dongiovanni, ha debuttato al 33° Torino film festival (2015). Si esibisce in
spettacoli di alternative comedy e con il recital-concerto “Voci di sbandati”.
Nel 2008 ha vinto il premio “Esor-dire” con il poema in prosa Prime giovani suites. Con Sergente Romano ha vinto come esordiente
il premio Vittorio Bodini-La luna dei Borboni 2014.
#incrocilatitudini